11 luglio festa di san Benedetto Patrono di un’Europa in cerca di futuro

La festa di san Benedetto ha un valore in più quest’anno
La statua di San Benedetto al centro dell’omonima piazza a Norcia
La statua di San Benedetto al centro dell’omonima piazza a Norcia

L’11 luglio, proprio nella data di questo numero de La Voce, ricorre la festa liturgica di san Benedetto. In verità, quella più lungamente festeggiata, e tuttora ricordata nelle comunità monastiche benedettine, è quella del 21 marzo, inizio di primavera. Un proverbio, che con il cambiamento delle stagioni e le bizzarrie del tempo ormai “non ridice più”, suonava: “San Benedetto, la rondine sotto il tetto”.

Quest’anno la memoria di san Benedetto Patrono d’Europa assume un significato particolarmente attuale per la situazione dell’Ue, che deve affrontare serie difficoltà nel processo unitario dei 28 Paesi che ne fanno parte, contrastato dai partiti cosiddetti “euroscettici”, oltre che dalle difficoltà oggettive proprie di tutti i Paesi europei, chi più chi meno, quali, tra tante altre, la disoccupazione e il fenomeno dell’immigrazione.

C’è un motivo contingente, ma non secondario per gli italiani: si è appena avviato il semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Ue, con la chiara intenzione di dare impulso positivo allo sviluppo del processo unitario.

La festa inoltre cade quest’anno nel 50° anniversario della proclamazione del santo di Norcia a Patrono primario dell’Europa decretato con “breve” pontificio da Paolo VI (24 ottobre 1964). È interessante notare che il documento di Paolo VI è datato nel giorno in cui lo stesso Pontefice consacrò il tempio dell’abbazia di Montecassino al termine della ricostruzione resasi necessaria a seguito dei bombardamenti subiti durante l’ultimo periodo della Seconda guerra mondiale.

Questa storia è molto significativa anche per l’apprezzamento che si deve al grande disegno dell’Unione europea, destinato a evitare le tragiche guerre che hanno insanguinato il Continente e il mondo nel crudele XX secolo. Nel “breve” di Paolo VI si ricorda che la civiltà europea è stata costruita dai monaci seguendo tre simboli, tuttora validi: la croce, il libro e l’aratro, che sono come la scansione del motto ora et labora, le due mani che costruiscono la vita degli uomini e delle comunità, la mano di Dio che dona la Natura e la mano dell’uomo che la trasforma.

Per gli umbri, il ricordo di san Benedetto dovrebbe essere considerato un inevitabile e insostituibile punto di riferimento per ogni discorso religioso, storico e culturale.

 

Al monastero delle Benedettine di Santa Caterina a Perugia festa speciale per il 50° anniversario del Patrono d’Europa

Le Benedettine del monastero di “Santa Caterina” di Perugia (corso Garibaldi 179) celebrano la festa liturgica di san Benedetto con una particolare solennità dovuta al 50° anniversario (1964-2014) della proclamazione di san Benedetto a Patrono d’Europa, avvenuta con la lettera apostolica Pacis nuncius di Paolo VI del 24 ottobre 1964.

L’appuntamento è per venerdì 11 luglio alle ore 18 per una breve lezione del medievalista Franco Mezzanotte su “L’Europa dei monaci: l’influsso del monachesimo nella formazione dell’Europa”.

Seguirà alle 18.30 la celebrazione eucaristica della festa, con i canti propri e le parti della messa in gregoriano, presieduta dal cardinale Gualtiero Bassetti.

“La presenza e presidenza del Cardinale – commenta mons. Elio Bromuri, vicario episcopale per la cultura e cappellano festivo del monastero – rende questa celebrazione particolarmente solenne e costituisce, in questo momento difficile, un forte richiamo a ‘non voltare le spalle’ all’Europa per quello che rappresenta come progetto di collaborazione e di pace tra i popoli”. La madre badessa suor Caterina e la sua comunità monastica invitano a partecipare alla festa tutti i fedeli perugini, in particolare agli abitanti del quartiere di Porta Sant’Angelo – corso Garibaldi, dove questa comunità religiosa è presente fin dalla metà del secolo XVII quando le Benedettine vi si trasferirono dal monastero di Santa Caterina detto “Vecchio” (sec. XIII), che sorgeva nelle vicinanze di Monteripido.