50 anni fa veniva eletto Papa Paolo VI: parole e immagini

50 ANNI FA l’elezione di Papa Paolo VI

paolo-VIEra sicuramente tra i papabili, il card. Giovanni Battista Montini quel 21 giugno 1963, ma si sa che i Conclavi spesso riservano sorprese… Poi l’annuncio dell’habemus Papam, il boato della folla e la scelta del nome: Paolo, come l’Apostolo che portò il Vangelo fino ai confini della terra.

A mezzo secolo esatto di distanza dall’elezione di Montini al Soglio pontificio, l’Osservatore Romano gli ha dedicato un numero speciale, con un allegato pieno di magnifiche immagini e testi altamente significativi. Il titolo, un semplice, immediato Montini. All’interno, “La vita”, “Le parole”, “La memoria”. Con fotografie e dipinti, tra cui le opere di artisti famosi come Annigoni o Lello Scorzelli “il pittore dei Papi”, o rapidi bozzetti eseguiti dall’amico filosofo Jean Guitton, che mostrano Paolo VI raccolto in preghiera o in riva al laghetto dei pesci a Castel Gandolfo.

Paolo VI è stato il Papa che ha portato a termine il Concilio Vaticano II. Fatica improba, ma ancora nulla in confronto agli anni successivi, quelli dell’applicazione del rinnovamento conciliare, tra grandi entusiasmi e fortissime tensioni. Non a caso, una vecchia biografia di Montini si intitolava Le Chiavi pesanti.

È anche stato – sulla scia di Giovanni XXIII – il Pontefice del dialogo con il mondo e del dialogo ecumenico. In particolare è diventata un’icona simbolica, fino a oggi, la scena del suo abbraccio con il Patriarca Atenagora di Costantinopoli. Era il 25 luglio 1967. In quell’occasione Paolo VI consegnò al Capo ‘d’onore’ delle Chiese ortodosse una lettera in cui affermava: “L’ardente desiderio di vedere realizzarsi la preghiera del Signore ‘che essi siano uno’ anima una risoluta volontà di fare ogni cosa in nostro potere per avvicinare il giorno in cui sarà ristabilita la piena comunione tra la Chiesa d’Occidente e la Chiesa d’Oriente”.

Fiore all’occhiello del numero speciale dell’Osservatore Romano è un’ignota omelia dell’allora card. Ratzinger, pochi giorni dopo la morte del Papa: “Paolo VI si è lasciato portare, sempre più, dove umanamente, da solo, non voleva andare… Sappiamo che prima del suo 75° compleanno, e anche prima dell’80°, ha lottato intensamente con l’idea di ritirarsi… Egli ha dato nuovo valore all’autorità come servizio, portandola come una sofferenza. Non provava alcun piacere nel potere, nella carriera riuscita; e proprio per questo, essendo l’autorità un carico sopportato, essa è diventata grande e credibile. Paolo VI ha svolto il suo servizio per fede. Da questo derivavano sia la sua fermezza sia la sua disponbilità al compromesso”.

AUTORE: Dario Rivarossa