Buon “8 Marzo”! Festa delle donne, festa dell’umanità
La Voce, in distribuzione questo fine settimana, ha realizzato un reportage dedicato all’“8 Marzo” rilevando ancora delle criticità che investono non solo le donne, ma anche gli uomini “padri-figli” nel farsi carico della prole e dei genitori anziani.
Resta sempre irrealizzato l’obiettivo di azzerare il gender gap come attestano sia la consigliera di parità della Regione Umbria, Rosita Garzi, intervistata da Maria Rita Valli, sia un’indagine sulla disparità salariale di genere curata dalle Acli (https://www.acli.it/acli-ricerca-acli-sulla-disparita-salariale-di-genere-il-lavoro-povero-e-prerogativa-femminile/) presentata in un articolo a firma di Marta Ginettelli.
E a questa indagine è stato dedicato l’incontro di ieri (7 marzo), presso le Acli di Perugia, a cui siamo stati invitati a intervenire, dando vita a un fruttuoso dialogo con una nutrita rappresentanza di donne guidata dalla loro presidente provinciale Annina Botta.
Siamo ancora lontani dal superamento delle “quote rosa”, ma con la “certificazione di parità” nelle aziende, anche in Umbria, cresce l’attenzione.
Una speranza che trova riscontro in quelle donne che non vengono lasciate sole ad affrontare “le intemperie della vita”, trovando sostegno anche in altre donne. Un esempio viene da religiose, anche di clausura, nel saper mettersi in ascolto di donne che “vedono calpestata la loro dignità nei più diversi modi”.
Un cenno “storico” dell’“8 Marzo”
La Giornata Internazionale della Donna, più conosciuta come “Festa della donna” o dell’”8 Marzo” – va ricordato -, deve la sua origine a un tragico episodio, che oggi definiremmo incidente sul lavoro, avvenuto a New York, circa 110 anni fa. In un devastante incendio di una fabbrica tessile morirono 150 lavoratori, in gran parte donne (più di 120) e in maggioranza giovani emigrate di nazionalità italiana.
Per dovere di cronaca storica si narra anche che tale ricorrenza potrebbe risalire a più di mezzo secolo prima, sempre a New York, a seguito di una dura repressione di una manifestazione sindacale di lavoratrici tessili. In entrambi i casi è legata al rapporto donna-lavoro, fondamento per concorrere equamente allo sviluppo e al benessere dell’intera società.
Nel corso dell’ultimo secolo, la giornata dell’”8 Marzo”, la cui maternità era inizialmente monopolio delle donne di sinistra, si è sempre più connotata come ricorrenza dove rivendicare pubblicamente i diritti della donna, a prescindere dal colore politico, nei luoghi di lavoro e nella società. Non solo per denunciare qualsiasi forma di discriminazione, ma anche per celebrare le conquiste politiche, economiche e dei ruoli di responsabilità in ambiti da sempre “delegati” agli uomini, oltre ai diritti all’emancipazione, all’uguaglianza di genere, a contrastare legalmente ogni forma di violenza fino al femminicidio.
Donne ai vertici delle Istituzioni, punto non di arrivo ma di partenza dell’“8 Marzo”
Onore alle tantissime donne che si sono distinte nella loro vita di moglie, di madre, di lavoratrice contribuendo al progresso sociale, economico, scientifico e culturale per migliorare il nostro mondo rendendolo più giusto e preservando la pace anche se oggi è sempre più compromessa. In Italia tante donne hanno affiancato gli uomini nella Resistenza al nazifascismo e diverse hanno scritto la nostra Costituzione.
Sono state elette al Parlamento nazionale, ricoprendo il ruolo di presidente di Camera e Senato. L’attuale presidente del Consiglio dei Ministro è una donna, come anche la presidente della nostra Regione (la quarta donna eletta di seguito a tale responsabilità) e per la prima volta la nostra città capoluogo ha una sindaca. Senza pensare ai vertici dell’Ue, attualmente tutte donne, dalla presidente della Commissione a quelle del Parlamento e della BCE. Anche nella Chiesa cattolica le donne iniziano a ricoprire ruoli di responsabilità.
Il potere inteso come servizio, non per appagare malsane ambizioni di carriera
Si legge sempre più spesso di donne al “potere”, quasi a volere rimarcare la “vittoria” sugli uomini così da rendere più profondo il solco che divide le une dagli altri. La divisione fra sessi, come quella provocata dallo scontro ideologico, è solo di ostacolo alla promozione del bene comune. Mentre ci deve essere solo sana competizione e merito nell’assurgere a responsabilità e non al potere, a meno che il potere è inteso come servizio e non per appagare malsane ambizioni di carriera.
Come per l’uomo, così per la donna, la scommessa più ardua è quella di dimostrare di poter riuscire, nell’esercitare un ruolo di governo, a cambiare le diverse dinamiche sociali ed economiche per migliorare la vita di una intera comunità in cui non ci sia più differenza tra uomo e donna.
Purtroppo, ancora oggi, pur avendo in Italia una donna alla guida del governo e diverse presidenti di regione, ancora sussistono differenze di salario tra donne e uomini in più di un settore del mondo del lavoro, in primis in agricoltura.
Le donne credano di più in loro stesse per colmare il ritardo con la storia
Se c’è stato un ritardo con la storia della donna ai vertici dei più svariati ambiti della società, la responsabilità non va ricercata solo nei “maschilisti”, ma anche nelle stesse donne che hanno creduto poco in loro stesse. Basti pensare alle cariche elettive, da quelle di consigliere comunale a parlamentare europeo. Pur rappresentando la maggioranza del corpo elettorale, la donna, in prevalenza, continua a votare l’uomo. Un motivo giusto o sbagliato che sia ci sarà e non va chiesta spiegazione agli uomini.
Il nostro settimanale, nel suo “piccolo”, non manca occasione per dare adeguato spazio alle problematiche e alle tematiche che vedono protagoniste le donne, che si riconoscono anche nei valori della “Festa della Donna”, per contribuire a colmare questo ritardo con la storia. Lo fa da sempre (Otto marzo, festa della donna – LaVoce) nella convinzione che la donna va attenzionata insieme all’uomo tutti i giorni dell’anno, non solo l’8 marzo, perché, insieme, li vivono con pari diritti e doveri.
Buon “8 Marzo”! Festa delle donne, festa dell’umanità.
Riccardo Liguori