Sarà rilanciato anche dalle Chiese umbre, il progetto “Vince chi smette”, promosso da Caritas italiana per sensibilizzare le comunità sui rischi legati all’azzardo. Un’iniziativa che punta a costruire una coscienza critica collettiva e a promuovere azioni concrete di contrasto e prevenzione.
Il progetto “Vince chi smette” sui rischi dell’azzardo
Il progetto – presentato nelle settimane scorse a Roma – è stato sviluppato in collaborazione con la Federazione italiana delle comunità terapeutiche (Fict) e si propone di attivare percorsi di animazione comunitaria per affrontare un fenomeno sempre più preoccupante. Durante l’incontro, gli esperti hanno sottolineato come il fenomeno dell’azzardo abbia assunto proporzioni allarmanti, senza che vi siano politiche adeguate per contrastarlo. E, da troppo tempo alimenta dipendenze e gravi conseguenze per individui e famiglie.
L’azzardo è una patologia e una forma di dipendenza
Dal 2013 è riconosciuto come patologia, una forma di dipendenza che porta le persone a perdere il controllo, con pesanti ripercussioni economiche e sociali. In Italia, ogni anno, le famiglie spendono decine di miliardi di euro in slot machine, gratta e vinci, scommesse e concorsi a premi, una cifra che si avvicina alla spesa alimentare nazionale e supera quella per il riscaldamento e le cure mediche.
L’obiettivo del progetto “Vince chi smette”
“Vince chi smette” intende rafforzare il tessuto comunitario, favorendo il coinvolgimento attivo delle parrocchie e delle associazioni territoriali in un’azione congiunta di informazione, sensibilizzazione e prevenzione. L’obiettivo è creare un processo progressivo di consapevolezza che permetta di contrastare la diffusione dell’azzardo, migliorando la percezione del fenomeno e offrendo strumenti concreti di supporto e orientamento.
L’azzardo toglie dignità e giustizia
Durante la presentazione, il direttore di Caritas italiana don Marco Pagniello ha evidenziato come l’azzardo tolga dignità e giustizia: “Vince chi smette è uno dei progetti giubilari perché aiuta le comunità a comprendere i rischi connessi all’azzardo, che non è mai un gioco. Liberare le persone da queste dipendenze significa restituire loro dignità”.
Associare l’azzardo al gioco è un’umiliazione
Anche l’economista Luigino Bruni ha espresso la necessità di un cambio di prospettiva: “Associare l’azzardo al gioco è un’umiliazione per il vero gioco. L’azzardo è una macchina mangia soldi e una struttura di peccato. Non è solo un problema patologico, ma anche economico, civile e spirituale”.
“Noi cristiani – spiega il comboniano padre Alex Zanotelli abbiamo tradito il Vangelo proprio sui soldi. Abbiamo sposato un sistema ingiusto. È tempo di convertirci e tornare alla logica della condivisione”.
L’azzardo non è un gioco
Il primo esercizio a cui vogliamo invitarti è di non chiamarlo gioco. La nostra è una scelta consapevole e per questo, in questa applicazione, accanto alla parola azzardo non troverai la parola gioco. Non è stato un esercizio semplice e ti accorgerai che non lo sarà neanche per te: oggi il richiamo tra i due termini è così forte da essere diventati l’uno riferimento dell’altro, ma pensiamo che questo processo che vogliamo attivare possa contribuire a migliorare la consapevolezza di cosa implichi pensare all’azzardo come a qualcosa di diverso da gioco.
Il gioco è uno degli strumenti determinanti per la crescita di un individuo poiché stimola le capacità emotive e cognitive e contribuisce alla crescita. Non è un caso che secondo la Risoluzione n. 44/25 del 20 novembre 1989 che ha introdotto la Convenzione Internazionale sui Diritti del Fanciullo, il gioco è uno dei diritti inviolabili dei bambini e degli adolescenti.
Caritas/Fict