A Capro di Bevagna ha aperto i battenti una casa-famiglia della Comunità Papa Giovanni

Dare una famiglia a chi non ce l’ha

Nel convento francescano dell’Annunziata a Capro di Bevagna, di proprietà dei Frati minori dell’Umbria, ci sono due nuove realtà ecclesiali: una casa famiglia e una casa di accoglienza dell’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, quella per intenderci fondata dal prete riminese don Oreste Benzi (1925-2007). Una vera benedizione per la nostra Chiesa diocesana. “Il Sogno di Maria” è il nome della casa di accoglienza. “Nulla è impossibile a Dio” quello della casa famiglia. Conosciamo più da vicino la seconda, nella quale vive una coppia di sposi – Guido Camanni e Francesca Vagni, uniti in matrimonio nel 2002 – con tre figli adottivi e due in affido. In più, ad oggi, c’è una ragazza straniera e una sorella di comunità che sta facendo la verifica della sua vocazione. Guido ha 37 anni, è nato a Milano ma romano di origine, è un medico che lavora al reparto di Pediatria dell’ospedale di Foligno, proviene dagli scout. Francesca ha 31 anni, è di Orvieto, laureata in Scienze dell’educazione, proviene dal mondo dell’Azione cattolica. Hanno adottato tre figli: Pio, affetto da una microcefalia con epilessia farmaco-resistente; Paolo, non vedente; Zoe, nata prematura con deficit motori. Si sono incontrati ai tempi dell’Università a Perugia. Insieme hanno partecipato a un ciclo di incontri sui dieci Comandamenti. Grazie ad un amico vicentino che ha i nonni ad Orvieto, hanno conosciuto l’opera fondata da don Oreste Benzi. “Siamo andati a trovarlo a Vicenza – dice Guido – e stava facendo servizio in una casa famiglia della comunità. Noi eravamo alla ricerca di un cammino di fede continuativo. Un giorno ci ha portato con lui e ci siamo trovati spiazzati. Ci ha colpito la semplicità e la felicità della gente che viveva in comunità. La giornata era scandita dalla preghiera, dal servizio e dalla fraternità. La Parola di Dio era il principio e il termine di ogni attività e servizio. Pur essendo degli estranei, siamo stati accolti in maniera semplice e calda. Io rimasi particolarmente segnato e dissi a Francesca: anche io voglio questa abbondanza di vita”. Così è partita la loro avventura nell’associazione, che si è concretizzata con la casa famiglia, prima a S. Nicolò di Celle nel Comune di Deruta ed ora a Bevagna. Le case famiglie fondate da don Benzi rispondono alla necessità essenziale e profonda di chi viene accolto: cioè il bisogno di sentirsi amati da qualcuno e il bisogno di essere utile ed importante per qualcuno; in definitiva una relazione significativa con un papà e una mamma. Le persone o i ragazzi accolti non si sentono più assistiti, ma scelti e stimati dalle figure genitoriali. Nella casa famiglia ci sono fratelli e sorelle, zii e nonni, piccoli e grandi, normodotati e diversamente abili, persone con problematiche e vissuti psicologici diversi; la casa famiglia accoglie tutti senza distinzione di età o situazione di provenienza. La relazione significativa e individualizzata con la figura paterna e materna e le relazioni che nascono fra le persone accolte creano l’ambiente terapeutico che lenisce e cura le ferite, che rigenera nell’amore, che riaccende la speranza nella vita. “A me e Guido – dice Francesca – non bastavano più le due ore di volontariato alla settimana. Sentivamo la necessità di passare da un’ottica di servizio a un’ottica di condivisione. E allora abbiamo risposto alla vocazione che il Signore aveva scelto per noi: dare una famiglia a chi non ce l’ha”. Entrando nella loro casa si respira tanta normalità. Nulla di straordinario e nulla di più di quanto accade nelle nostre case. Solo che nella casa famiglia la porta è sempre aperta e sullo stipite campeggia la scritta: I poveri non possono aspettare. Guido per spiegare la loro scelta dice che “gli uomini hanno inventato gli istituti, Dio ha pensato alla famiglia per far crescere i bambini”. Ad oggi sono passati nella loro casa 32 persone. “La vita è un’esplosione – afferma Francesca -. Ti trasforma, ti travolge, non possiamo fermarla, va oltre quello che tu vuoi. Noi siamo felici perché dov’era sterilità oggi c’è fecondità”.

AUTORE: Francesco Carlini