A Cascia un po’ di Milano

Intervista al nuovo rettore, padre Mario De Santis, proveniente

Padre Mario De Santis, come già annunciato nei numeri scorsi, è il nuovo rettore della basilica di Santa Rita a Cascia. Siamo andati ad incontrarlo nel convento che gli Agostiniani hanno all’inizio del viale che conduce alla basilica della Santa detta ‘dei casi impossibili’. Ciociaro di nascita, padre Mario negli ultimi dodici anni è stato parroco della comunità di Santa Rita a Milano, che conta oltre 12 mila abitanti. Era anche vicario del cardinale Tettamanzi per un decanato della diocesi ambrosiana. Padre Mario, quale è stato il primo impatto dal passare da una realtà grande come Milano a una più piccola come Cascia, ma non meno importante? ‘È stato un impatto forte e un po’ timoroso. Però, la mia vita è sempre stata all’insegna di santa Rita. Nella tre comunità in cui sono stato, Riano Flaminio, Latina, Milano, ho sempre vissuto il messaggio della nostra Santa. Ora che sono nella sua casa, mi sento particolarmente protetto. Non nascondo un po’ di paura: il passaggio da una comunità parrocchiale molto viva e complessa a un santuario non è facile. I miei confratelli di Cascia in questo mi hanno aiutato molto. La loro sensibilità è stata per me fondamentale. Mi hanno guidato in questo salto da una realtà parrocchiale alla vita di un santuario molto frequentato’. Quale la sua impressione di Cascia e del territorio? ‘Molto buona. I padri hanno curato anche questo aspetto. Subito mi sono buttato. Ho conosciuto già molte persone. Scendo per la strada, giro per i vicoli, parlo con la gente. Diverso, invece, l’impatto con il monastero. Il mondo claustrale per me è nuovo. Comunque ho trovato grande disponibilità nelle monache’. Qual è la giornata tipo del rettore della basilica di Santa Rita a Cascia? ‘Il rettore anzitutto deve accogliere i pellegrini. Deve essere presente nel santuario. Deve curare molto le celebrazioni, per far sì che il santuario sia il luogo della grazia di Dio. Mi metterò in ascolto dei molti pellegrini che verranno a Cascia. Con loro cercherò di condividere le problematiche, ma anche le gioie, che vorranno espormi. Accoglienza, ascolto e condivisione sono le tre dimensioni che devono caratterizzare la giornata del rettore’.Molta gente sale a Cascia. Ma cosa chiede oggi la gente a santa Rita? ‘Molta gente ama santa Rita perché ripropone nella propria esistenza i vari momenti della vita di una persona. Ho già potuto constatare un grande afflusso di giovani, attenti a ciò che dici e proponi. Vedono nella nostra santa ‘ che è stata ragazza, fidanzata, sposa, madre, vedova, consacrata – una grande dimensione umana e sociale. Santa Rita ha qualcosa da dire a tutti e tutti possono rivolgersi a lei. Ha parole che concretizzano il tempo di ogni persona’. La devozione a santa Rita è molto forte nel sud dell’Italia. Qual è la situazione al nord, dove lei ha vissuto per molto tempo? ‘Io credo che dopo Cascia uno dei luoghi dove è più forte la devozione a santa Rita sia Milano e la Lombardia. Nella parrocchia guidata da noi Agostiniani c’è un grande flusso di pellegrini del nord Italia. Santa Rita è molto amata’. Qualche anticipazione su quello che intenderà fare o proporre nel prossimo futuro? ‘Vorrei che l’ascolto dei miei confratelli e la condivisione con loro fosse la base del mio servizio. Ho in mente già dei progetti. Ma non voglio agire da solo. È mia intenzione ascoltare sia i frati che la locale comunità ecclesiale. Avendo lavorato molto per la Chiesa di Milano, ho a cuore il rapporto con la diocesi. Ho già avuto modo di incontrare più volte l’Arcivescovo, che mi ha immesso canonicamente nell’ufficio di rettore: uomo molto aperto, amante del santo padre Agostino e del nostro santuario. Le parole che mi ha rivolto il giorno dell’inizio del mio servizio a Cascia mi hanno commosso’.

AUTORE: Francesco Carlini