A Fushë Arrëz cristiani perseguitati tornano a vivere alla luce del sole

Mons. Grandoni racconta la 'Missione popolare' in Albania con 30 cattolici della diocesi

Dal 16 al 26 agosto 31 cattolici della diocesi di Orvieto-Todi si sono recati in Albania per le “Missioni popolari” a Fushë Arrëz, la parrocchia dedicata a San Giuseppe e che è sede della “Missione Albania”. Di quelle giornate ne fa un racconto appassionato, ed una valutazione, il vescovo mons. Decio Lucio Grandoni che parla anche dell’incontro con una madre che, nell’Albania di Hoxa, ha battezzato personalmente i suoi cinque figli.

Il vescovo, tre presbiteri, un diacono permanente, due seminaristi teologi, una suora e altri 23 laici, quasi tutti giovani, a Fusche Arrez. Sono state giornate intense e bellissime, anche se un po’ faticose: le lodi mattutine, la messa in tre villaggi, la celebrazione eucaristica serale con amministrazione di sacramenti (battesimi, cresime, prime comunioni e matrimoni), la catechesi pomeridiana ai giovani e ai bambini, gli incontri con gli uomini nei luoghi di ritrovo, con la presenza del rachis (la fortissima grappa albanese), il rosario serale, l’adorazione eucaristica, la Via crucis del venerdì e la prima solenne messa nella nuova chiesa costruita dalla nostra diocesi e ormai quasi completata, che è dedicata a san Giuseppe, concelebrata dall’ Amministratore apostolico, da me, dai nostri sacerdoti e da sacerdoti albanesi, con bella musica liturgica diretta da Marco Venturi e guidata dalla sorella Gracias. Abbiamo avuto la gioia di incontrare l’amministratore apostolico della diocesi di Sappa, cui appartiene Fusche Arrez, mons. Dode Gjierji, con il quale siamo in piena sintonia di comunione e di intenti.

L’incontro con le due sorelle tedesche della nostra associazione “San Fortunato”, che vivono in permanenza nella missione operando in campo catechistico ed assistenziale: le sorelle Gracias e Bernardette. Esse stanno costruendo presso la missione una ‘casa del bambino’ (con l’aiuto di benefattori italiani, tedeschi ed austriaci): una tale opera è indispensabile, dato che manca ogni struttura pubblica del genere e noi dovremo aiutare per il funzionamento futuro di detta istituzione.

Gli incontri con la moltitudine di bambini (quella che ho definito la vera “ricchezza” dell’Albania): bambini semplici, affettuosi, attenti. La schiera di ministranti è esemplare per devozione e contegno. E il rapporto con la gente, semplice e buona, attaccatissimi alla Chiesa cattolica, dopo aver difeso la Fede nei riguardi dei turchi per secoli e per cinquant’anni dalla dittatura atea e persecutoria di Henver Hoxa. Momenti di grande commozione: ho dato la prima Comunione ad una madre nel villaggio di Lumbard, che aveva personalmente battezzato i suoi cinque figli; l’incontro con una vedova di cinque figli che mi mostrava le foto di suo marito; un’anziana sempre con le mani e gli occhi rivolti al cielo, che mi baciava la mano e mi mostrava la sua grandissima devozione. E il clima che si era creato tra i 31 missionari: i quali certamente hanno ricevuto nel campo della formazione ecclesiale, più di quello che hanno dato.

E la nuova chiesa che abbiamo costruito, anche con il concorso di tanti benefattori. Una chiesa bellissima, con una navata circolare a gradoni, una grande tribuna, i due campanili: resta da fare il pavimento l’impianto elettrico, gli infissi (porte e finestre) e completare il rivestimento in mattoncini; tutto sarà completato entro qualche mese. I cattolici di Fusche Arrez sono orgogliosi di questa realizzazione. Nel paese non c’è la moschea e non c’è mai stata una chiesa. Nelle omelie ho messo in evidenza l’impegno che comporta la Fede, la santità della famiglia (in cui uomo e donna hanno parità di diritti e di doveri), la necessità di superare il cosiddetto “Canone”, che prevede anche la vendetta di sangue, il pericolo per la presenza di una setta pentecostale protestante (ho messo in evidenza l’esclusione da parte di questi “cristiani” del culto verso la Madonna ed i santi, che sono molto venerati dal popolo); la necessità di amare e rispettare coloro che il Signore ha posto a reggere la Sua Chiesa, la fraternità e la carità che deve legare tra loro i cattolici. Giorni bellissimi, che ricordo con nostalgia e gioia. Il Signore benedica questa missione, voluta dalla nostra diocesi.

AUTORE: 'Decio Lucio Grandoni