A Gubbio “don Matteo” non va in vacanza

In città proseguono le riprese della seconda e terza serie

Vacanze davvero ridotte per la produzione della seconda e della terza serie del serial televisivo Don Matteo ambientato nella città e nel territorio di Gubbio. Alcuni membri della troupe non hanno neppure lasciato la città e tra questi il protagonista Terence Hill. Quest’anno il set è stato notevolmente allargato e comprende oltre alla “base” dell’ex monastero di San Marziale scuole, palestre, ville di campagna e tanti vicoli del centro storico. Questo agevola non poco la produzione che può ancora meglio adeguare i tanti soggetti ispirati alla vita quotidiana di una città di provincia che pure caratterizzano le trame della serie. Tantissimi i cittadini che sono entrati a far parte della troupe, con ruoli da comparsa o anche più importanti, come è capitato al giovane pugile Gianmarco Grassellini e ad altri. La troupe ha a sua disposizione tanti spazi e in alcuni casi ne ha modificato l’aspetto rendendolo più cinematografico. Si pensi alla palestra di San Pietro, cui è stato cambiato il colore della tinteggiatura. Un piccolo mondo di tecnici e professionisti locali sono stati coinvolti nella produzione che a Gubbio lascerà tra alberghi, appartamenti in affitto, impiantistica, maestranze, lavanderia, spostamenti di scenografie almeno una decina di miliardi. Gli stessi co-protagonisti, il maresciallo dei carabinieri impersonato da Nino Frassica, la perpetua Natalie Guettà, il sacrestano Francesco Scali, il piccolo amico di don Matteo impersonato da Claudio Ricci ed Evelina Gori nei panni della nonna si vedono spesso passeggiare per le strade di Gubbio alla ricerca di relax e di fresco nelle serate eugubine. Quanto al complesso ex monasteriale di San Marziale, oggi balzato agli onori della cronaca per la presenza della troupe, viene riscoperto paradossalmente dagli eugubini che forse lo avevano dimenticato. Presenta peculiarità architettoniche purtroppo in parte danneggiate dai terremoti del 1984 e 1997. E’ enorme, basti pensare infatti che occupa un intero isolato del quartiere di Sant’Andrea ed è il risultato di un accorpamento di più edifici-torri medievali e addirittura nel Cinquecento ha “privatizzato” per fare spazio alla comunità di monache benedettine un intero vicolo ancora oggi visibile. Pietra gradinata, laterizi, materiali leganti, decorazioni, intonaci sono ancora oggi spesso originali e coprono un lasso di almeno sei secoli.

AUTORE: Antonio Giorgi