A due passi dal centro di Perugia, nella parrocchia di Santa Lucia, da circa un anno ha aperto le porte una vera e propria “oasi” di speranza per i padri separati in difficoltà.
Il Centro di accoglienza “Maria Regina della Pace”
Il centro di accoglienza “Maria Regina della Pace” nasce dalla volontà di offrire un rifugio temporaneo a quei papà che, dopo la separazione, si trovano senza una casa e con la necessità di assicurare uno spazio e una presenza anche ai propri figli. Una realtà che, grazie al supporto della comunità e della Caritas diocesana, sta già facendo la differenza nella vita di molte persone.
La nascita del progetto per padri separati
Il centro ha preso vita dalla ristrutturazione della vecchia casa canonica parrocchiale, una struttura che già in passato aveva avuto una vocazione all’accoglienza. Don Alessandro Scarda, attuale parroco della comunità, racconta come fino al 2020 la casa fosse destinata alle famiglie di malati oncologici che giungevano a Perugia per ricevere cure ospedaliere. Tuttavia, la pandemia ha imposto uno stop a questa forma di accoglienza, rendendo necessaria una riflessione su come riutilizzare al meglio gli spazi disponibili.
“Ci siamo domandati quali fossero le necessità del momento”, spiega don Alessandro. “Abbiamo capito che tra le povertà meno considerate c’era quella dei padri separati, che spesso si trovano senza una casa e con difficoltà economiche, ma che hanno il diritto di mantenere un legame con i propri figli. Grazie alla collaborazione con la Caritas, è nato questo progetto, che risponde a un bisogno concreto”.
Un aiuto concreto per ripartire e acquistare autonomia
Il centro “Maria Regina della Pace” offre ospitalità per un periodo di sei mesi, con la possibilità di proroga in caso di necessità. L’obiettivo è consentire ai padri di ritrovare stabilità economica e abitativa. Gli otto appartamenti messi a disposizione sono pensati anche per l’accoglienza dei figli nei fine settimana o nei periodi concordati con le madri.
“I papà che arrivano qui sono giovani, hanno figli e il problema principale è trovare un’abitazione sostenibile con il loro stipendio, considerando anche il mantenimento da versare alla madre dei bambini”, spiega Michela Degli Esposti, volontaria del centro. “Noi li accogliamo senza giudicarli, offrendo non solo un tetto, ma anche un sostegno umano, cercando di salvaguardare la loro dignità”.
Il centro è gestito da un comitato di volontari, che si occupano di diversi aspetti pratici: dalla manutenzione degli appartamenti al supporto emotivo agli ospiti. “Facciamo visite periodiche per verificare le necessità dei papà e assicurarci che vivano in un ambiente sereno”, continua Michela. “C’è chi si occupa delle bollette, chi aiuta con piccole riparazioni, chi semplicemente ascolta. È un lavoro di squadra, alimentato dalla solidarietà”.
Youssef: “Senza di loro, dormirei in auto”
Tra i padri ospitati c’è Youssef, un uomo di origini marocchine che vive in Italia dal 1997 e lavora in una cooperativa di pulizie. Dopo la separazione, si è trovato senza casa, costretto a dormire in auto o ad affittare mansarde senza contratto, con il rischio costante di essere sfrattato. “L’affitto è diventato impossibile”, racconta. “O costa troppo o nessuno vuole affittare a chi è in difficoltà. La Caritas mi ha messo in contatto con don Alessandro e così ho trovato rifugio qui”.
Per Youssef, il centro ha rappresentato una salvezza, dandogli il tempo e la serenità per riorganizzare la propria vita. “Adesso cerco una soluzione stabile. Vorrei comprare una casa se la banca mi concedesse il mutuo, perché pagare un mutuo o un affitto alla fine è lo stesso. Ma almeno una casa sarebbe mia”, dice con speranza. Intanto, mantiene saldo il legame con i figli: “Li sento tutte le sere per aiutarli con i compiti, li porto a mangiare fuori una volta a settimana. Voglio essere presente per loro, sempre”.
Un progetto sostenuto dalla comunità
Il centro si sostiene grazie alle offerte dei fedeli e al 5xmille, oltre ai piccoli contributi degli ospiti che possono permetterselo. “Alcuni padri riescono a dare un aiuto economico, ma la maggior parte delle risorse arriva dalle donazioni della comunità”, sottolinea don Alessandro. “Finora abbiamo accolto diversi padri e molti di loro sono riusciti a ripartire. Questo è il nostro obiettivo: offrire un aiuto temporaneo per permettere loro di riconquistare l’autonomia”.
A meno di un anno dalla sua apertura, il Centro “Maria Regina della Pace” si conferma una risposta concreta a un bisogno spesso trascurato, un luogo dove l’accoglienza non è solo materiale, ma soprattutto umana. “Qui nessuno viene giudicato, solo ascoltato e aiutato”, conclude Michela. “Ed è questo che fa la differenza”.