Abatjour. Un primo ricordo di lui

DON-ANGELO-cmykDel tuo padre spirituale, e parroco, e vescovo Bottaccioli, adesso che è tornato al Padre, non hai ricordi significativi, tu che gli sei stato vicino in tante occasioni? Sì, ce l’ho. E anche molti. E anche molto diversi.

Il primo ricordo, il più, vivo è un ritiro spirituale estivo che don Pietrino, padre spirituale al Seminario minore di Gubbio, tenne a noi seminaristi eugubini del Regionale di Assisi tra il I e il II liceo. Interrompendo le nostre vacanze estive (e noi, chi più chi meno, bofonchiammo tutti), ci chiamò nel Seminario minore di Gubbio per due giorni di ritiro spirituale.

In quei due giorni parlò con noi a lungo, e a lungo ci ascoltò. A tema due ampie riflessioni, di diverso taglio teologico, ma ugualmente intense: “La santa volontà di Dio” e “Il Canone della messa, umile e santo”.

Fu una full immersion nel mondo di Dio, che segnò la mia vita. Adrenalina per la mia fragile interiorità. Stavo meditando di uscire dal Seminario: sapete, erano gli anni della minigonna, che in tutto il mondo un esercito di beoti truccati da analisti sociali celebrò come “una grande conquista sociale” (!?): in realtà, congiunta con la speranza che la stoffa potesse salire ancora più su, la minigonna servì soprattutto ad arrazzichire gli adolescenti di tutto il mondo.

Per me, quei due giorni con don Pietrino furono la conferma decisiva che quella che avevo intrapreso era la strada giusta.

Anni prima, nel 1950, una volta terminati gli studi di teologia, nei mesi che dovevano portarlo all’ordinazione sacerdotale, Bottaccioli già risiedeva con noi nel Seminario di Gubbio, e prendeva in mano le nostre anime, da padre spirituale ante litteram. Ci gasava. La meta vicina lo riempiva di fuoco, e anche l’intensità dei colori della nostra meta lontana ne guadagnava.

Lui ne parlava spesso e animatamente con don Antonio Fanucci, che, prete da due anni, ufficialmente era il vice rettore, realmente fungeva da rettore. “Animatamente”: perché don Antonio era per tirarci su, noi ragazzetti dirozzabili, con il miele, sempre; Bottaccioli non sottovalutava il miele, ma era convinto che i puledri a volte andassero messi alla frusta.

La controversia ebbe il suo apice il 2 dicembre 1950 a San Francesco, un attimo prima che il diacono Bottaccioli venisse invitato dal cerimoniere ad avvicinarsi al Vescovo per essere ordinato prete. Gli era accanto proprio don Antonio, che approfittò dell’attimo per piegarsi verso il suo orecchio: “Ricorda, Pietro: ascetica leggera!”.

Negli anni a venire avrebbero formato, insieme ma informalmente, un’ottima équipe pedagogica.

AUTORE: Angelo Maria Fanucci