“Abusi” di materiali e colori sulle facciate dei monumenti della città

Orvieto / La denuncia è del prof. Renato Bonelli in un incontro presso l'Opera del Duomo

Davanti a un uditorio qualificato e attento il prof. Renato Bonelli, in un incontro che si è tenuto presso l’Opera del duomo di Orvieto, ha rinnovato la sua polemica contro gli abusi che vengono consumati sul volto di Orvieto e nei suoi monumenti e palazzi. A Orvieto non è stato adottato il piano del colore e se ne colgono in chiara e stridente evidenza le conseguenze. Case e palazzi vengono sommariamente riparati e sulle facciate vengono spalmati colori di vario genere che fanno assumere ad Orvieto un aspetto “arlecchinesco”, stimolando altre tendenze arbitrarie nell’uso e nel riuso di materiali lapidei che appartengono a precise fasi di storia e di costruzione. Anche la Cattedrale non è esente da rischi. Ne fa testimonianza la sorte toccata alla meravigliosa Maestà di Metani-Pisano che da decenni è scomparsa dal portale centrale e nessuno sa quale ne sarà la sorte. Al riparo di qualsivoglia giudizio storico-estetico, la Soprintendenza che decisione intende adottare? Quale indirizzo vuole percorrere il ministero dei Beni culturali che in evenienze del genere si chiude nel silenzio e lascia che i decenni scorrano rapidamente mentre gli interrogativi dei visitatori e degli esperti restano senza risposta? Il prof. Bonelli ha confermato i suoi strenui giudizi anche nel giorno in cui, circondato da tanti colleghi ed amici, veniva salutato per il compimento dei novanta anni di sua vita in un incontro indetto dal Dipartimento di Storia dell’architettura, restauro e conservazione dei beni architettonici dell’Università di Roma “La Sapienza”, d’intesa con l’Opera del duomo di Orvieto, e svoltosi il pomeriggio del giorno 12 gennaio 2001, presso la sede dell’Opera in Orvieto, di cui il prof. Bonelli è illustre cittadino. L’intimità dell’incontro non ha impedito che venissero passati in rassegna le opere ed i contributi più originali, che nel corso di sessanta anni di attività il prof. Bonelli ha offerto alla cultura accademica e in genere alla cultura italiana. Crociano integerrimo, egli è stato ed è l’intellettuale che, aperto alla valutazione degli esiti delle nuove conoscenze ed esperienze, non si è mai discostato dalla responsabilità di interpretare la totalità dell’opera artistica. Un innovatore dunque e talvolta un rivoluzionario, ma solo contro la stratificazione dei pregiudizi e delle visioni approssimative. Un contributo a tale riguardo è stato offerto dalla prolusione tenuta dal prof. Vittorio Fianchetti Pardo, direttore del succitato Dipartimento, e poi, più analiticamente e con dovizie di riferimenti e di sottolineature, da due docenti dello stesso Dipartimento, già allievi di Bonelli, il prof. Corrado Bozzoni ed il prof. Giovanni Carbonara. Alla valutazione innovativa del tirocinio accademico e della produzione scientifica di Bonelli si è associato il prof. Bruschi, dell’Università “La Sapienza”, che ha attribuito ad un’opera fondamentale di lui l’ispirazione della sua carriera e della sua vocazione professionale, e subito dopo è intervenuto il concittadino arch. Torquato Terracina che ha consegnato al festeggiato una medaglia celebrativa del millennio, fatta coniare dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, ed ha ricordato le sue esperienze professionali giovanili eseguite sotto la guida dell’allora ancor giovane Bonelli. Il saluto, l’augurio ed il compiacimento della città di Orvieto è stato portato dal sindaco dott. Stefano Cimicchi, che ha fuso insieme il riconoscimento del tributo che Orvieto deve a questo studioso con la costante preoccupazione di sottostare, lui come sindaco e tutta l’Amministrazione comunale nelle sue competenze non sempre esclusive in materia di conservazione urbanistica, ai richiami perentori che il Bonelli non fa mai mancare anche per aspetti marginali della tutela dell’ambiente storico. La manifestazione, commovente e gioiosa insieme, era stata introdotta dal presidente dell’Opera del duomo, prof. Romolo Tiberi, con un intervento che ha sfiorato le vicende complessive e talvolta aspetti riservati della vita di Bonelli. Tiberi ha ricordato che, nel lontano 1938, Bonelli insegnò, ma solo per pochi mesi, presso il Liceo classico di Orvieto, suscitando tra i giovani di allora un interesse tutto nuovo per l’arte, e, dopo le vicende belliche, sempre aperto al confronto e presente in prima persona, s’impegnò per realizzare qualche iniziativa che consentisse ad una rinnovata cultura storica non solo di abbracciare e connettere il passato con il presente, ma di incidere nel processo di formazione culturale delle nuove generazioni. Orvieto, nella sua complessità storica ed artistica, è sempre rimasta al centro degli interessi bonelliani. Non a caso, per iniziativa sua e di altri studiosi orvietani, è nato l’Istituto storico artistico orvietano, che tanti meriti ha acquisito nel corso dei decenni della seconda metà del secolo scorso e che rimane tuttora uno strumento culturale fondamentale di conoscenza e di preparazione. Tiberi ha anche sottolineato come l’interesse di Bonelli per le sorti del Museo dell’Opera del duomo sia stato determinante per la formazione di una Commissione di studio e di proposta, presieduta dallo stesso Bonelli e composta di accademici al più alto livello, che ha elaborato un progetto organico di sistemazione di centinaia e centinaia di reperti famosi non più nel solo Palazzo Papale Bonifacio VIII ma con ampliamento e connessione con i contigui palazzi papali Niccolò IV e Urbano IV. Il progetto in questione, dopo complessa elaborazione, è stato da tempo varato ed è attualmente alla firma del direttore generale per essere avviato all’apposito Comitato di settore, che ne dovrà sanzionare l’approvazione e l’attuazione. Tiberi ha concluso rendendo omaggio alla signora Assunta Bonelli che, sostenendo tutto il peso della gestione familiare, ha consentito all’illustre e amatissimo consorte di dedicarsi in modo esclusivo ai suoi studi.

AUTORE: R.T.