Acqua calda?

‘Un uomo affamato non è un uomo libero’. Parbleu!, quando il Silvio Nazionale ha pronunciato questo aforisma sidereo, nel corso del Vertice mondiale sull’alimentazione, organizzato dalla Fao, con una faccia simile a quella che René Descartes provò e riprovò a lungo, in vista del momento in cui avrebbe formulato il Cogito ergo sum, la mia prima reazione è stata: ‘Siamo all’acqua calda!’.Poi ci ho ripensato. In seconda battuta. Ho cambiato radicalmente opinione.VChe un esponente della destra liberale faccia un’affermazione del genere non è acqua calda, ma è cosa, come avrebbero detto i nostri maggiori, nigro signanda lapillo. Perché vuol dire che, finalmente, andare incontro ai poveri del mondo, per eliminare le forme più bestiali di ingiustizia che essi da sempre subiscono, finalmente’conviene anche a noi mangiatori indefessi.Il Terzomondismo, come sprezzantemente lo chiamavano Lor Signori, ha cominciato ad avere una diffusione di massa negli anni 50/60; ma sempre più spesso assomigliò ad un tic della gauche intellettualoide. Un po’ come l’ecologia e il femminismo. Faceva tanto in. Così sembrava. E i rappresentanti della nobiltà nera di tutte le risme ne prendevano le distanze, a tutte le latitudini. Che lavòvino, quei negvacci! dicevano i rampolli delle teste blasonate di tutta Europa, loro che l’ultimo lavoro che avevano fatto era stato triturare con gli almi dentini sdegnati la pappa che la governante bilingue aveva passato al colino solo due volte.Oggi anche la destra approda alla scoperta non della bontà morale, ma della necessità politica della lotta contro la fame nel mondo. L’11 settembre anche qui ha avuto la sua gran parte. Soprattutto quando un po’ tutti si sono andati convincendo dell’inutilità della guerra di Bush, o quanto meno dell’assoluta inadeguatezza rispetto al fine che si proponeva. O che diceva di proporsi, magari dietro suggerimento dei fabbricanti di armi.Uno dei primi a far sapere a tutti, usufruendo della modesta rete massmediale di cui dispone, che (magari dopo la guerra) bisognava costruire la giustizia fu proprio il nostro Presidente del Consiglio. Quando l’ovvio diventa anche storicamente attuale, nessuno ha uno scatto paragonabile al suo. Prosit. Sinceramente.