Adamo dove sei?

Proseguono a Santa Maria degli Angeli gli incontri sulla Corresponsabilità educativa promossi dalla Conferenza episcopale umbra

Sabato 29 marzo ha avuto luogo a Santa Maria degli Angeli la seconda tappa del ciclo di incontri sulla Corresponsabilità educativa, promossi dalla Commissione regionale per l’educazione, la scuola e l’università (Cresu) della Conferenza episcopale umbra. Di fronte a circa 150 partecipanti, in prevalenza insegnanti, mons. Ignazio Sanna, arcivescovo di Oristano, ha trattato il tema ‘Adamo, dove sei? Dalla visione biblica dell’uomo, alcuni riferimenti antropologici’. Mons. Sanna ha anzitutto chiarito come la visione biblica dell’uomo sia profondamente unitaria. L’unità dell’uomo descritta dalla Bibbia, però, non è di carattere filosofico o psicologico, bensì di carattere teologico. L’uomo è ‘uno’ nella misura in cui è in comunione con Dio. Tant’è vero che quando l’uomo perde la comunione con Dio, perde anche l’unità interiore, sia con se stesso; sia con l’altro, perché si mette in contrasto con la donna; sia con il mondo, perché questo non è più il giardino da coltivare e custodire, ma l’ambiente dove l’uomo lavora con il sudore della fronte e la donna partorisce tra le sofferenze. Nella storia della filosofia occidentale e della tradizione teologica, ha poi notato Sanna, l’unità originaria dell’essere umano non è stata trattata sempre allo stesso modo. In un primo tempo, ci si è rivolti al neoplatonismo. La visione antropologica del platonismo e del neoplatonismo, infatti, garantiva meglio due aspetti importantissimi per la concezione cristiana dell’uomo: la spiritualità e l’immortalità dell’anima. In un secondo tempo, la teologia cristiana si avvide del pericolo che una tale antropologia significava per l’unità dell’uomo, così come la si ricavava dall’insegnamento della Bibbia. Il pericolo si manifestò soprattutto, perché si voleva mettere troppo presto d’accordo l’idea biblica della risurrezione della carne con la dottrina greca dell’immortalità. Fu quindi san Tommaso, sfidando le incomprensioni, a elaborare, sulla base di Aristotele, un principio che gettò luce sull’unità originaria dell’essere umano: l’anima, in quanto forma, e il corpo, in quanto materia prima. Un passo ancor più deciso nel recupero della unitarietà dell’essere umano è stato compiuto dal Concilio Vaticano II, che nella Gaudium et spes si esprime così: ‘Unità di anima e di corpo, l’uomo sintetizza in sé, per la sua stessa condizione corporale, gli elementi del mondo materiale, così che questi attraverso lui toccano il loro vertice e prendono voce per lodare in libertà il Creatore… L’uomo, però, non sbaglia a riconoscersi superiore alle cose corporali e a considerarsi più che soltanto una particella della natura o un elemento anonimo della civiltà umana. Infatti, nella sua interiorità egli trascende l’universo; a questa profonda interiorità egli torna, quando si volge al cuore, là dove lo aspetta Dio, che scruta i cuori (Cf 1Re 16, 7; Ger 17, 10), là dove sotto lo sguardo di Dio egli decide del suo destino’. Mons. Sanna ha quindi passato brevemente in rassegna alcune posizioni della teologia moderna, come la tesi rahneriana dell’uomo come spirito incarnato, e quella di Romano Guardini sulla conoscenza come vita. La relazione con gli altri – è stata la conclusione – è il cuore stesso della nostra umanità. Dire ‘altro’ implica tacitamente un ‘io’ che non pensa se stesso come altro e che, nel dire altro, fa in certo senso valere il proprio modo di essere, la propria identità come un criterio a cui commisurare la distanza e la alterità degli altri. Così, ha affermato mons. Sanna, accanto al cogito ergo sum, al cognosco ergo sum, esiste ora (sulla scia dei medievali che usavano affermare ubi charitas, ibi intellectus: il mio amare è il mio conoscere) anche un diligo ergo sum. Qui si tocca il nucleo dell’antropologia cristiana, che si trova nella categoria dell’uomo immagine di Dio, che ha una sua validità che supera le contingenze delle stagioni culturali. È proprio a partire dalla convinzione dell’uomo come essere personale creato ad immagine e somiglianza di Dio-Amore che è stato possibile sviluppare nei secoli un’identità di antropologia cristiana, non in contrapposizione alle altre antropologie esistenti, ma in dialogo con esse.

AUTORE: Giovanni Carlotti