Al centro di tutto, la Croce

Commento alla liturgia della Domenica "Firmato" Famiglia

AltareBibbiaLa liturgia della domenica delle palme ha il volto della gioia e quello della passione, quello della fede e quello dell’incredulità, quello della gloria e quello della croce. Gesù entra in Gerusalemme in modo trionfale. Osanna! La folla festosa acclama, inneggiando e agitando ramoscelli di ulivo. Lo Sposo va incontro alla sposa, il tempo è compiuto, sono giunte le nozze dell’Agnello (Ap 19, 7). Dio celebra le nozze con la sua Amata, l’umanità che ora chiama carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa perché i due sono una sola carne (cf Gen 2, 23-24). Entriamo da protagonisti nella scena e, intrufolandoci tra la folla, facciamoci largo e avviciniamoci al Re mite ed umile di cuore. Accogliamolo. Adoriamolo. Scrive S. Andrea, vescovo di Creta: Corriamo anche noi … e imitiamo coloro che gli andarono incontro. Non però per stendere davanti a lui lungo il suo cammino rami d’olivo o di palme, tappeti o altre cose del genere, ma come per stendere in umile prostrazione e in profonda adorazione dinanzi ai suoi piedi le nostre persone… Stendiamo, dunque, umilmente innanzi a Cristo noi stessi, piuttosto che le tuniche o i rami inanimati e le verdi fronde che rallegrano gli occhi solo per poche ore e sono destinate a perdere, con la linfa, anche il loro verde. Stendiamo noi stessi … e prostriamoci ai suoi piedi come tuniche distese. Sì, come tuniche distese, mettiamo tutta la nostra vita davanti al Re, sotto i suoi piedi. Come le vergini sagge corriamo con le lampade accese incontro allo Sposo (cf Mt 25, 1) e decidiamo di seguirlo per entrare con lui nella stanza nuziale. Ma ecco: il Talamo è la croce, è su di essa che si consumerà l’atto d’amore! Il segno che distingue radicalmente il cristianesimo e il suo Signore dalle altre religioni è la croce! Essa rivela il vero volto di Dio che, in balia degli uomini, appare inerme, indifeso, consegnato al male, trascinato come un malfattore dinanzi ai tribunali, umiliato, bersaglio degli scherni. In Cristo, immagine perfetta, visibile, del Dio invisibile (cf Col 1, 15), l’onnipotenza si annienta liberamente, rinuncia a ogni volontà e dominio. Ma è la croce che mostra la vera identità del cristiano: senza essa la sequela non è più sequela! Considera perché il mondo intero accorra a vedere un sepolcro privo di corpo, quale forza trascini quelli che provengono dai confini della terra, a vedere dove è nato, dove è stato sepolto, dove è stato crocifisso; considera la stessa croce di che grande potenza sia segno. Questa croce era prima una morte esecrabile, una morte vergognosa, la morte più obbrobriosa di tutte. Ma ecco che è divenuta ora più onorevole della vita stessa e più fulgida dei diademi (S Giovanni Crisostomo). Dal suo nascere la Chiesa pone la croce al centro, come l’albero maestro al centro di una nave; baricentro di tutto (Cantalamessa). Essa è paradosso: morte per la vita, maledizione e benedizione, esprime tutta la forza negativa del male e tutta l’onnipotenza della misericordia di Dio. La Croce sembra decretare il fallimento di Gesù, ma in realtà segna la sua vittoria (Papa Francesco). E’ lo spartiacque tra falsi veri credenti: il non credente, davanti a Cristo che non scende dalla croce, dice che questi non può essere il Figlio di Dio; il credente invece, vedendolo rimanere sulla croce, lo dice Figlio di Dio. Perché se di Dio vogliamo vedere solo la potenza e la gloria, saremo portati a negare il Crocifisso, ma se comprendiamo che Egli è amore fino al totale svuotamento di sé, solo allora capiremo che nella croce Dio non rivela la sua impotenza, ma la sua potenza d’amore e salvezza. Entriamo dunque nel Mistero e restiamo in contemplazione dell’Uomo dei Dolori (Is 53,3), di quell’uomo nudo che inchiodato sulla croce sta morendo a braccia spalancate per abbracciare l’umanità. E’ solo eppure ama. Ama fino all’ultimo respiro, dimenticando se stesso e preoccupandosi di chi gli muore a fianco. Poche parole: ho sete per dire che è assetato di me, di te, di ogni uomo; oggi sarai con me in paradiso perché desidera attirarci tutti a sé. Ai piedi della croce adoriamo l’umiltà di Gesù, la cui vita è racchiusa tra due grotte, quella della nascita e quella della morte. Come non innamorarsi? Come resistere a tanto amore? Sì, la croce è l’innesto del cielo dentro la terra, luogo in cui l’amore di Dio si concentra e divampa.

AUTORE: Daniela Saetta e Massimo Roscini