Alla cultura parte delle nuove tasse regionali. Presto in Giunta la nuova legge sui musei

Le interviste di Umbria Radio / L'assessore regionale al Turismo Gianfranco Maddoli

A Umbria Radio si parla di politica. Se ne parla da un anno e mezzo, ogni sabato mattina, in una trasmissione che si intitola “Da destra a sinistra. I protagonisti della politica in Umbria” e che va in onda alle 11, minuto più minuto meno. Sono già venuti in diversi, a Umbria Radio, a parlare di politica: dalla presidente della Giunta Lorenzetti al sindaco di Perugia Locchi, dai presidenti Liviantoni e Cozzari agli esponenti del centro destra Ronconi, Rossi, Sebastiani, e del centro sinistra Bracco, Stramaccioni, Ciliberti.La Voce, pensando di fare cosa gradita ai propri lettori (ma anche agli ascoltatori di Umbria Radio) intende riproporre i passaggi salienti di questi colloqui (perchè di questo, in realtà, si tratta). Anche nella convinzione che di politica, se è quella vera, non si parla mai troppo.Apre la schiera delle interviste Gianfranco Maddoli, assessore regionale al turismo, beni e attività culturali, sport. Nato a La Spezia il 5 settembre 1938 si è laureato in Lettere presso l’Università di Firenze. E’ docente di Storia greca presso l’Università di Perugia. E’ stato sindaco di Perugia dal 1995. Entrato da cristiano sociale nei Ds, oggi è un esponente della Margherita.Assessore Maddoli, il turismo è un obiettivo cui tutti i governi regionali hanno lavorato con assiduità per farne strumento di crescita della regione. Non a caso la Giunta Lorenzetti, della quale lei fa parte come assesso r e esterno, ha varato una riforma che dovrebbe essere decisiva per ridare al turismo slancio e vitalità. Può illustrarcela brevemente?”Dalla riforma ci attendiamo una risposta efficiente alle domande degli operatori del turismo, che è forse la maggiore risorsa dello sviluppo economico della regione. C’era la necessità di rivedere la precedente normativa ormai superata da una nuova legge nazionale sul turismo approvata all’inizio del 2000. Inoltre prende atto di una realtà che si è venuta sempre più configurando come attiva nell’ambito della nostra regione, quella dei sistemi turistici locali definiti in ambiti territoriali formati da enti locali e pubblici, ma anche soprattutto dagli operatori privati del settore. Non è fissato per legge quanti devono essere, ma dovranno corrispondere a convergenze spontanee e naturali: penso ad esempio all’area del Trasimeno, dove si sta già lavorando attivamente per la conformazione del nuovo sistema turistico locale, alla montagna, alla Valnerina, ecc. La riforma prevede la costituzione di una Agenzia, una struttura leggera e, ci auguriamo, più efficace e attiva, che sostituisce la vecchia Azienda di promozione turistica. Ha il compito di assistere i sistemi turistici locali, ma anche di promuovere l’immagine globale dell’Umbria sui mercati nazionali e internazionali”. Come stanno le grandi manifestazioni? Con il nuovo assetto si può razionalizzare la loro resa e soprattutto il loro calendario? “Le grandi manifestazioni dell’Umbria godono in genere di buona vitalità, anche se occorre differenziarle fra di loro. Ci sono quelle che ormai sono in grado di camminare con le loro gambe, quelle di risonanza nazionale, ce ne sono altre di alta qualità che si rivolgono a un pubblico più ristretto, penso alla Sagra Musicale Umbra, che hanno bisogno di un maggiore sostegno da parte dell’ente pubblico. L’obiettivo è di renderle il più possibile autonome, dare loro gambe lasciandole conquistare mercati come ad esempio sta facendo Umbria Jazz in America e altrove. C’è poi il problema della concentrazione di queste manifestazioni nella stagione più favorevole, l’estate. Qui occorre coordinare le date in un calendario, e lo stiamo già facendo anche se ancora c’è qualche piccolo raccordo da perfezionare. Non è un mosaico facile da comporre perché anche artisti e compagnie hanno i loro calendari. Anche le manifestazioni a carattere locale si stanno coordinando e quelle storiche si sono organizzate in una associazione cui aderiscono quasi tutte”. Passiamo ai beni culturali per i quali spesso c’è un problema di risorse per tutelarli, per riscoprirli e soprattutto per renderli fruibili e produttivi. Come siamo messi da questo punto di vista?”Abbastanza bene ma bisogna migliorare. Le risorse che vengono destinate ai beni culturali a mio giudizio sono inferiori alle necessità della ricchezza del patrimonio regionale fino ad oggi, ma mi auguro che questo cambi a partire dal prossimo bilancio regionale. Nonostante ciò siamo riusciti a realizzare una rete di quasi quaranta musei locali che ci è invidiata dalle altre regioni italiane. Solo trent’anni fa non ne era aperto nessuno. Oggi sono tutti di alta qualità sia per le ristrutturazioni che per le opere e il servizio prestato con cooperative che lavorano in questo settore, una in particolare. Poi c’è il sistema dei musei ecclesiastici, che sta facendo grandissimi passi in avanti per qualità e quantità”. Lei sta per presentare in Giunta anche una nuova legge sui musei”Sì, e spero venga approvata entro la primavera E’ una legge che mira a creare un sistema integrato tra beni museali, pubblici, privati ed ecclesiastici tale da offrire al turista un percorso organico e coordinato. Era già stata abbozzata nella legislatura precedente e aveva incontrato difficoltà che abbiamo cercate di superare attraverso incontri e confronti molto precisi”. Quale è la situazione dei teatri?”Come luoghi fisici e storici stanno abbastanza bene. Come per i musei, negli ultimi anni la Regione è riuscita a restaurare e rimettere in vitalità un numero molto alto di piccoli teatri che erano chiusi da tempo. Mi auguro che i cittadini dell’Umbria abbiano il desiderio e la curiosità di visitarli, frequentando gli spettacoli e non solo”. E come sta il Teatro Stabile dell’Umbria?”Da un punto di vista organizzativo credo che lo Stabile stia facendo bene il suo compito. La Regione ha investito moltissimo nella Fondazione del Tsu, è il socio che contribuisce in misura maggiore, insieme allo Stato, al Comune di Perugia e altri comuni. Lo Stabile ha un programma di produzioni originali e di qualità che lo pongono a un livello molto alto anche di produzioni proprie che sono richieste in tutta Italia. Il teatro coinvolge sempre più spettatori, moltissimi giovani. Ad esempio al Morlacchi di Perugia abbiamo una media di cinquemila spettatori per ogni opera rappresentata. Il teatro è e deve sempre più diventare, come è sempre stato dall’antichità fino ad oggi, il luogo dove si riflettono e si dibattono i problemi anche sociali della contemporaneità anche attraverso pezzi che sono nati in altre epoche, ma che mantengono la attualità”. Si parla di federalismo. In molti, specie in piccole realtà come l’Umbria, lo vivono come una minaccia. La nostra regione, dal punto di vista delle risorse su cui puntare, è debitrice del 30 per cento rispetto alla solidarietà nazionale. Col federalismo, si dice, ognuno dovrà cercare il più possibile di fare da solo e se dovessero diminuire le risorse ne risentirebbero per primi i settori di cui si occupa: cultura e beni culturali. Questo sta già accadendo?”Il pericolo indubbiamente c’è perché la regione è piccola e questo pone problemi proprio nel settore della cultura che tradizionalmente è sempre stata la cenerentola degli investimenti pubblici. Credo che questo vada capovolto e ho posto il problema in maniera molto chiara anche nelle discussioni della Giunta per il nuovo bilancio, in relazione anche a quel pur piccolo aumento di tassazione che è stato deciso con il Dap. Lo 0,2 per cento dell’Irpef dovrebbe andare, io starò attento a verificare se così sarà, anche e soprattutto al filone cultura, turismo, beni e attività culturali.”. E’ solo un fatto economico?”Penso che sia un dovere dell’amministrazione regionale e di tutti coloro che hanno a cuore le sorti della nostra regione far crescere il livello culturale dei propri cittadini. Inoltre mi pongo sempre di più il problema di come si possano integrare nella nostra cultura le sempre più numerose presenze straniere. Penso a interi rioni della nostra città capoluogo che non sono più abitati da cittadini di Perugia ma da immigrati, italiani o stranieri, che non sanno niente o pochissimo dei luoghi in cui sono ospitati, dei monumenti e della cultura che li ha espressi. Credo abbiamo il dovere di provocare azioni e riflessioni che servano a capire le radici del paese in cui viviamo e, ai nostri concittadini offrire la possibilità di mantenere forti le proprie radici e nello stesso tempo aprirsi a culture diverse cercando di capire la diversità che oggi è imposta da questo mondo sempre più piccolo”.

AUTORE: (a cura diMaria Rita Valli)