All’Ast la situazione è grave

Si sta parlando del ridimensionamento della Titania e della Società delle Fucine

E’ di nuovo bufera per l’Acciai speciali Terni. Dopo la richiesta di rinvio della riunione presso la presidenza del Consiglio dei ministri, da parte della ThyssenKrupp e la mancata presentazione del nuovo piano industriale, si delinea l’ennesima crisi per la produzione del sito ternano. L’atteggiamento della multinazionale tedesca sembra suffragare quanto paventato nell’autunno dello scorso anno: la dismissione di gran parte della produzione, a cominciare dal lamierino magnetico, nel sito ternano per trasferirne la maggior parte, o il tutto, in altri siti produttivi già operanti o in fase di allestimento di proprietà della stessa multinazionale. “La situazione attuale – commenta Maurizio Maggi, della segreteria della Fim-Cisl ternana “è peggiore di quella dell’inizio di quest’anno. Oggi, infatti, si parla di ridimensionare anche la Titania e la Società delle fucine in quanto non fanno più parte, secondo la dirigenza di Tk, del cosiddetto “core business”, cioè non sono più remunerative”. La strategia delle organizzazioni sindacali, ora, è quella di tornare a coinvolgere nella vertenza le istituzioni e tutte le forze politiche e sociali, mentre viene auspicata una concreta mossa del Governo per chiarire gli aspetti di una situazione che appare grave e con delle conseguenze ancora non quantificate sui livelli occupazionali. Un’ora e mezza di sciopero con assemblea in fabbrica: è, questa, la prima iniziativa dei sindacati e delle Rsu. “Siamo di fronte a un’inammissibile voltafaccia della ThyssenKrupp, che disconosce i piani industriali illustrati a giugno” afferma il sindaco Paolo Raffaelli “per i tedeschi evidentemente conta più avere le mani libere per ridimensionare questo o quel reparto, che non la disponibilità di incentivi e agevolazioni che nel decennio avrebbero mobilitato centinaia di milioni di euro”. Eppure la produzione dell’acciaio non naviga in cattive acque, almeno per la ThyssenKrupp, se gli utili della multinazionale sono cresciuti del 55% per un fatturato pari a 884 milioni di euro. Proventi che, in parte, sono stati realizzati anche con la produzione ternana. Il ridimensionamento dell’Ast ha forse delle implicazioni diverse dai soli risultati produttivi, perché se si guardasse ai soli profitti la fabbrica ternana farebbe gola a molti che potrebbero farsi avanti per rilevarla.

AUTORE: Red