L’amicizia salverà il mondo

di Daris Giancarlini

Non è riuscita, ad Aurelio, l’ultima parata: se n’è andato prima del tempo, lui che nella memoria collettiva del nostro piccolo paese era prima di tutto il portiere della squadra di calcio in mille partite: da quelle, epiche, in cui le pigne del cortile della scuola elementare sostituivano il pallone, alle sfide con gli altri paesi in tesissimi tornei estivi.

Quando un amico scompare, si porta via il pezzo di vita che hai condiviso con lui. Ti lascia un vuoto dentro. E mille pensieri: su come era bello passare pomeriggi interi a divertirsi correndo dietro a un pallone. In strada, in piazza,nelle aie dei casolari, che per noi erano come stadi da migliaia di spettatori. Erano i tempi in cui l’amicizia non si chiedeva da un account sui social, era una pratica quotidiana che comportava il contatto umano. Si rideva, si litigava, si giocava; insieme, con semplicità.

Nell’elenco dei valori da riscoprire per evitare che la società attuale sprofondi nel baratro del nulla, quelli dell’amicizia e della semplicità andrebbero rimessi ai primi posti. Accontentandosi delle cose semplici. Con Aurelio, e con altri della sua e della mia generazione, le cose semplici e sincere erano la normalità: guardarsi negli occhi era la normalità. Spero che dove si trova ora, con tanti amici comuni che lo hanno preceduto, ci sia un pallone con cui giocare ancora altre mille e mille partite. Per non disperdere l’amicizia.