Ancora a servizio della verità

Ritratto del cardinale Camillo Ruini, che lascia la presidenza della Cei

Il 7 marzo Benedetto XVI ha nominato presidente della Conferenza episcopale italiana mons. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova. Mons. Bagnasco sostituisce il card. Camillo Ruini di cui il Papa ha accolto le dimissioni per raggiunti limiti di età. Sul servizio reso dal card. Ruini alla Chiesa italiana in oltre 20 anni – tenendo conto dell’incarico di segretario generale – abbiamo posto alcune domande a Paolo Bustaffa, direttore del Servizio informazione religiosa (Sir) che, ideato dalla Fisc (settimanali cattolici), venne sostenuto con grande convinzione fin dal 1987 dall’allora mons. Ruini. Si può tracciare un bilancio del servizio reso alla Chiesa e al Paese dal cardinale Ruini? ‘In poche righe sono possibili, forse, solo alcuni accenni. Il cardinale Ruini, fin dall’inizio del suo incarico di segretario generale della Cei, ha dato un forte impulso alla riflessione e all’iniziativa nell’ambito della cultura e della comunicazione. La consapevolezza che in questi due ‘luoghi’ la fede cristiana avesse molto da offrire e da ricevere lo ha portato a compiere scelte che tutti conoscono e che possono riassumersi nel ‘servizio alla verità’. Finissimo intellettuale, ha guidato la Chiesa italiana in anni difficili e in situazioni inedite come è stata, ad esempio, la fine dell’unità politica dei cattolici. Lo ha fatto con la fermezza e la trasparenza di chi sa leggere e interpretare i segni dei tempi. Ma anche con il sorriso di un padre premuroso che incoraggia i suoi figli a scelte coraggiose’. C’è qualche ‘passaggio storico’ da sottolineare in questi venti anni? ‘Penso che una prima e provvisoria valutazione del cammino della Chiesa italiana in questi ultimi venti anni possa portarci a dire che l’opera e il pensiero del card. Ruini hanno fortemente stimolato il risveglio della coscienza sui grandi temi del nostro tempo e hanno incoraggiato i cattolici a ritrovare, nell’unità culturale, le motivazioni per stare con fierezza e con amore dentro la storia. La Chiesa italiana si è con lui incamminata con crescente convinzione sulla strada della missionarietà, per rispondere ai bisogni visibili e invisibili degli uomini e delle donne di oggi. Se rileggiamo le prolusioni e i molti interventi del cardinale, troviamo anche una lezione di stile nel dire al mondo le ragioni della speranza cristiana. Non è stato un messaggio di poco conto in un contesto culturale, sociale e politico in grande e veloce trasformazione’. Come si è inserito in questo contesto il Progetto culturale? ‘È stata un’intuizione che, riferita all’unità culturale dei cattolici, ha trovato, dopo qualche incertezza, un progressivo consenso anche nel territorio. E qui si colloca l’attenzione di Ruini per i settimanali diocesani. Quella della ‘carità intellettuale’ è sempre stata una passione, un itinerario che il cardinale ha percorso con il passo sicuro del pellegrino che conosce la direzione e le difficoltà per raggiungere la meta. Ruini è stato molto attento alle due dimensioni del Progetto culturale: l’elaborazione del pensiero e la comunicazione del pensiero dentro e fuori la Chiesa. Così si spiega anche il suo impegno e la sua passione per i media’. Cosa dire dei rapporti del card. Ruini con Giovanni Paolo II e con Benedetto XVI? ‘Bisognerebbe forse premettere un accenno alla fedeltà totale e per sempre di un sacerdote e di un vescovo al Papa. Con Giovanni Paolo II sono stati rapporti di grandissima fiducia, e innumerevoli sono le prove di una sintonia e di un’amicizia che si è anche colorata di tenerezza. Dopo il Convegno di Loreto, 1985, Papa Wojtyla affidò all’allora mons. Ruini la segreteria generale della Cei, e da quel momento tra i due è stato un crescendo di sintonia intellettuale, teologica e pastorale. Due grandi amici. Per Benedetto XVI basterebbe rileggere quanto il card. Ruini ha scritto e detto sul pensiero e sul magistero di questo Papa per rendersi conto dell’intesa bellissima e profonda sui temi più importanti e impegnativi’. Quali pensieri per il futuro? ‘Il futuro della Chiesa non è solo nelle mani degli uomini e non lo è neppure quello dell’umanità. È Dio che disegna la storia chiamando l’uomo e la donna a collaborare a questa sua opera. L’arcivescovo Angelo Bagnasco succede al card. Camillo Ruini non per una regola della democrazia ma per una regola dell’amore. Nella Chiesa c’è un valore più alto della democrazia ed è la comunione. Per questo motivo le successioni nella Chiesa sono da leggere con fiducia, gioia e impegno. L’eredità di pensiero e indirizzo lasciata dal card. Ruini sarà raccolta e fatta fruttificare dall’arcivescovo Bagnasco: ci sono gratitudine e impegno nel passaggio delle consegne. Il realismo cristiano anche in questi momenti si carica di fiducia di fronte alle grandi sfide. E credo infine che il card. Ruini non andrà in pensione ma si dedicherà ancor più alla diocesi di Roma e continuerà, seppur in modo diverso, il suo servizio alla verità’. Nicola MaranesiChi è mons. BagnascoAvremo modo di conoscere il nuovo presidente della Cei, mons. Angelo Bagnasco, attuale arcivescovo metropolita di Genova. Per ora ci limitiamo a darne un breve profilo biografico. Nato nel 1943 a Pontevico (Brescia) da genitori sfollati per la guerra. Dopo il ritorno a Genova ha frequentato il ginnasio ed il liceo classico presso il Seminario vescovile della città e nel 1966 è stato ordinato sacerdote. Nel 1979 si è laureato in Filosofia presso l’Università statale di Genova e dal 1980 al 1998 ha insegnato Metafisica e ateismo contemporaneo presso la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale. Assistente ecclesiastico degli Scout e della Fuci, a livello diocesano ha ricoperto numerosi incarichi tra cui quello di direttore dell’Ufficio catechistico diocesano e regionale e della Pastorale della scuola. Nel 1998 è vescovo di Pesaro, dal 2002 al 2005 segretario della Commissione episcopale Cei per l’educazione, la scuola e l’università, dal 2005 segretario della Commissione episcopale Cei per la cultura e le comunicazioni sociali. Dal 2001 è presidente del consiglio di amministrazione di ‘Avvenire’. Nel 2003 è nominato ordinario militare, mentre il 29 agosto 2006 è stato eletto arcivescovo metropolita di Genova e ricopre l’incarico di presidente della Conferenza episcopale ligure.