Assemblea sinodale: documento finale rinviato a ottobre

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La sala con i partecipanti seduti visti da davanti
I partecipanti all'assemblea sinodale a Roma (foto Gennaru-Sicilinai/Sir)

Non è stata una perdita di tempo, non c’è stata nessuna spaccatura nella Chiesa italiana, non sono volati gli stracci, si è solo rimandata la votazione del documento finale al prossimo mese di ottobre. È la fotografia che meglio sintetizza quanto vissuto da oltre mille delegati nella seconda assemblea sinodale delle Chiese in Italia, celebrata a Roma dal 31 marzo al 1° aprile scorsi. Andiamo con ordine.

Le tre fasi del cammino sinodale

Dopo l’invito di papa Francesco alla Chiesa italiana di avviare un cammino sinodale, dal 2021 al 2023 è stata celebrata la fase narrativa in cui si è dato spazio all’ascolto e al racconto della vita delle persone, delle comunità e dei territori per far emergere possibili ambiti in cui apportare anche dei cambiamenti.

Poi, c’è stata la fase sapienziale (2023-2024) in cui le comunità con i loro Pastori hanno fatto una lettura spirituale di quanto emerso nella fase narrativa, cercando di discernere ciò che lo Spirito dice alle Chiese.

La terza fase è quella profetica: tutti i contributi sono confluiti in delle Linee guida, dalle quali poi sono scaturiti i Lineamenta approvati dal Consiglio permanente della Cei e sottoposti alla prima assemblea sinodale (Roma 15-17 novembre 2024). Quest’assise ha preparato lo Strumento di lavoro che ha focalizzato i temi emersi nella fase profetica, indicando anche principi e criteri per l’elaborazione di proposte concrete. È stato inviato a tutte le Chiese locali, che hanno fatto pervenire varie osservazioni.

Il documento “Perché la vostra gioia sia piena”

Lo Strumento di lavoro, integrato, è stato sottoposto al Consiglio permanente del 10-12 marzo che lo ha asciugato (da 74 a 46 mila battute), pubblicando il documento Perché la vostra gioia sia piena, oggetto di questa seconda Assemblea. Doveva essere approvato e consegnato ai Vescovi per il varo definitivo di maggio. Il documento conteneva 50 proposizioni ed era suddiviso in tre parti: Il rinnovamento sinodale e missionario della mentalità e delle prassi ecclesiali; La formazione missionaria e sinodale dei battezzati; La corresponsabilità nella missione e nella guida della comunità. L’Assemblea si è aperta sotto i migliori auspici: mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e membro del Comitato di presidenza del Comitato nazionale del cammino sinodale, ha elogiato i quattro anni di cammino, “impegnativo ma ricco di tanti germogli di speranza”, lo ha definito.

Il card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ha detto con chiarezza che ci “attendono dei cambiamenti nello stile e nel merito ecclesiale”; Lucia Capuzzi, giornalista di Avvenire, membro del Comitato nazionale del cammino sinodale, ha sottolineato l’urgenza nella Chiesa di “snellire e alleggerire, di passare dalla fase profetica a quella dell’attuazione”; mons. Erio Castellucci , arcivescovo di Modena-Nonatola e vescovo di Carpi, presidente del Comitato nazionale del cammino sinodale, ha detto che la nostra “Chiesa è viva nonostante errori, ritardi e abusi”. Mentre i relatori parlavano, però, i delegati sfogliavano le pagine in cui erano stampate le 50 preposizioni (giunte per email solo un giorno e mezzo prima e di questo mons. Castellucci si è scusato, ndr) e con difficoltà ritrovavano i frutti del cammino fatto.

I temi del documento da ripensare

L’indomani mattina, martedì 1° aprile, i delegati hanno preso la parola e la maggioranza ha espresso insoddisfazione per il documento: troppo debole, pieno di frasi esortative, povero di scelte concrete, troppo clericale. Lo stesso pensiero lo hanno avuto i laici, i presbiteri e i vescovi intervenuti.

Alcuni temi prioritari che per i delegati vanno ripensati sono: l’accompagnamento dei giovani, l’attenzione alle persone in situazione affettiva particolare, un percorso nazionale rinnovato dell’iniziazione cristiana, la formazione alla maturità della fede, la responsabilità ecclesiale e pastorale delle donne, l’obbligatorietà dei Consigli pastorali, la riconfigurazione territoriale per una pastorale condivisa con la possibilità di una guida sinodale delle comunità. Si è allora fatta strada l’ipotesi di prendersi un ulteriore tempo di discernimento e riflessione; ciò è emerso anche nei 28 gruppi di studio di martedì pomeriggio e mercoledì mattina.

Non solo modifiche, ma ripensamento del documento

Tutti sono stati animati da un unico obiettivo: l’amore alla Chiesa e la volontà di produrre un documento che non finisca dimenticato in un cassetto, ma che incida, anche con dei cambiamenti, nelle Chiese italiane. Non si è litigato, non ci sono stati insulti, il dissenso c’è stato ma costruttivo e non c’è stata nessuna lotta tra la base e la dirigenza della Chiesa come è stato scritto da più parti. Si è invece lavorato bene con la voglia di crescere insieme, ciascuno secondo i propri doni e le proprie responsabilità, e con la volontà comune di non apportare solo delle modifiche al testo, ma di ripensarlo completamente.

Votazione finale del documento rinviata a ottobre

E allora il card. Matteo Zuppi, raccogliendo le varie istanze, ha proposto all’Assemblea di votare una proposizione (approvata) in cui riconvocare i delegati il 25 ottobre per la votazione finale del documento e spostando l’assemblea della Cei da maggio a novembre. Nel frattempo la Presidenza del Comitato nazionale del cammino sinodale, con il supporto del Comitato e dei facilitatori dei gruppi di studio, provvederà ad una nuova redazione del documento accogliendo gli emendamenti, le priorità e i contributi emersi in questa Assemblea.

Francesco Carlini

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