L’audace colpo di don Corrado

di Pier Giorgio Lignani

Immagino che l’impresa di “don Corrado”, il card. Krajewski, che ha riattaccato la corrente elettrica a un palazzo abitato da quattro o cinquecentopersone, abbia entusiasmato i nostri lettori. Ha sfidato (così pare) il rischio di morirci sul colpo, e gli è andata bene; ha sfidato una denuncia penale, e l’ha avuta, ma saprà difendersi; e tutto questo per un’opera di carità di cui c’era bisogno urgente.

Però, ragionando a mente fredda, bisogna dire che il merito principale di quel gesto è stato quello di mettere la coscienza di tutti di fronte a un problema grave. Ma quel problema non lo risolve. Al più, risolve il problema di quella casa per qualche giorno, non per sempre; tanto meno indica un modello da ripetere per tutti i casi simili che ci sono in Italia e nel mondo.

Non si può, infatti, stabilire come principio generale che la corrente elettrica e magari altri servizi vanno garantiti a tutti e sempre, chi può li paga e chi non può (o non vuole) non li paga ma li riceve lo stesso; come già avviene, ma non senza difficoltà e contrasti, per il servizio sanitario. Fra l’altro, visto come vanno in questo Paese tante altre cose (pensiamo ai benefici per gli invalidi), per ogni vero bisognoso ci sarebbero dieci furbi che farebbero carte false per avere gli stessi benefici.

Ma anche ammesso che si riesca a farlo funzionare, tutto si scaricherebbe sulle tasse, e il sistema richiederebbe un prelievo fiscale enorme.

Mentre già oggi tutti dicono che il prelievo è troppo alto e frena l’economia, scoraggia gli investimenti, provoca disoccupazione. Allora che si fa? Forse bisognava, molto prima, aiutare quelle centinaia di persone che stanno abusivamente in quel palazzo a trovarsi un’altra casa, s’intende anche modesta e a bassissimo costo, ma non gratis; aiutarli a trovare un lavoro, far funzionare davvero i servizi sociali, assistere i più deboli… Insomma, fare buona politica.

Ma per questo ci vogliono tempi lunghi, uno Stato ben organizzato, una popolazione che abbia un altissimo senso civico e il culto dell’onestà. Si torna sempre lì: per far andare bene l’Italia bisognerebbe cambiare la testa degli italiani. In mancanza, grazie a Dio abbiamo don Corrado.