Bella armonia tra culto e cultura

Foligno. Visita al Museo capitolare e diocesano con il direttore mons. Aquilini

Visitando la splendida città di Foligno, giungendo a largo Carducci, si rimane “incantati” dall’imponenza della cattedrale di San Feliciano e dall’incantevole Museo capitolare e diocesano di Foligno, situato nel palazzo delle Canoniche, antica residenza dei canonici. Il Museo si presenta così con una duplice connotazione, da un lato come luogo di valorizzazione e conservazione delle opere e della suppellettile liturgica, dall’altro come racconto della storia della diocesi folignate e del suo Duomo. Un’attenta conoscenza del Museo la intraprendiamo con il direttore, mons. Paolo Aquilini.

Quali sono le peculiarità del Museo di cui è direttore? “Ho assunto la responsabilità della struttura museale solo da poco tempo, ma da subito ho potuto constatare l’egregio lavoro svolto da coloro che mi hanno preceduto in questo incarico. Il Museo ripercorre la storia della nostra cattedrale, cuore della diocesi e della città di Foligno”.

Quali sono le tappe principali della storia del Museo? “All’inizio del Novecento fu mons. Michele Faloci Pulignani (1856-1940) che promosse l’idea di un museo sacro, mentre stava sovrintendendo sia i lavori di rinnovamento del duomo (1902-1904), sia quelli del palazzo delle Canoniche (1923-1925), che gli diedero l’aspetto attuale. In un secondo tempo, molti arredi e opere d’arte della cattedrale sono stati riuniti in una prima Raccolta capitolare, grazie all’opera del canonico don Mariano Filippini, mentre dalla diocesi affluivano in vescovado numerosi oggetti, suppellettili liturgiche, dipinti e sculture, poiché nei luoghi di appartenenza potevano essere soggetti a furti e dispersioni. La cattedrale ha subìto vari danni con il sisma del settembre 1997, ai quali sono susseguiti dei lavori di consolidamento e restauro dell’intero complesso, che hanno interessato anche il Museo. La progettazione e l’allestimento della nuova struttura espositiva è stata curata dall’architetto Nello Teodori e successivamente dall’arch. Giampiero Carini, che ancora oggi sta sviluppando e coordinando l’opera di restauro della cripta di San Feliciano, che sarà annessa al percorso museale. Nel corso degli anni, il Museo ha raggiunto il suo pieno sviluppo sotto l’attenta direzione di mons. Giuseppe Bertini, con l’obiettivo di offrire ai visitatori ed agli studiosi la conoscenza del patrimonio storico-artistico che caratterizza la diocesi di Foligno. Il nuovo itinerario espositivo è stato inaugurato il 26 gennaio 2008 dal vescovo mons. Arduino Bertoldo”.

Quali sono le opere più importanti in esso contenute? “Le opere più significative del nostro museo diocesano sono: una scultura lignea del XV secolo che raffigura san Feliciano, vescovo e patrono di Foligno; una coppia di busti in marmo, che raffigurano Bartolomeo e Diana Roscioli, di Gian Lorenzo Bernini (donazione della famiglia Roscioli); una copia antica su tela della celebre Madonna di Foligno di Raffaello; il Martirio di san Crispino e san Crispiniano di Cesare Sermei; l’edicola della Crocifissione dipinta nel 1463 da Niccolò Alunno; Santa Maria Giacobbe, olio su tela dipinta ai primi del Cinquecento da Lattanzio di Niccolò; la Bottega di san Giuseppe, olio su tela del Maestro di Serrone, un’artista di cultura franco-fiamminga, eseguita presumibilmente nel secondo decennio del Seicento”.

Oggi il Museo diocesano quali messaggi pastorali e culturali vuole comunicare ai suoi utenti? “Il Museo costituisce il collegamento tra la storia della comunità cristiana e il suo cammino di fede, creando così un’armonia tra la conservazione dei beni culturali e l’originale funzione di culto. Le opere create ed esposte sono forti espressioni di fede, ma allo stesso tempo vogliono comunicare l’inscindibile legame esistente tra bellezza e fede”.

IL PERCORSO

Il Museo ha sede nel palazzo delle Canoniche, sul fianco sinistro della cattedrale, nel luogo dove erano le antiche canoniche, costruzioni di diverse epoche tra cui alcune dimore dei Trinci, con il cui palazzo sono tuttora collegate tramite il cavalcavia sopra via XX Settembre. Si accede al Museo da un portale che si apre su largo Carducci o dall’interno del Duomo. Il Museo è anche museo del Capitolo della cattedrale; del maggiore edificio religioso esso racconta le trasformazioni succedutesi dai primi secoli della cristianità fino al volto neoclassico con cui il duomo oggi si presenta al suo interno. Il percorso museale si snoda attraverso tre piani: i locali del primo piano sono destinati ad ospitare mostre temporanee; al secondo è possibile visitare la raccolta museale; il terzo sarà adibito all’esposizione dei paramenti sacri. L’esposizione si articola in quattro settori: lapidario, costituito da frammenti lapidei di età paleocristiana, altomedievale, romanica e rinascimentale; dipinti su tela (pale d’altare) pertinenti agli altari del duomo post-tridentino; suppellettili d’uso liturgico, essenzialmente preziose oreficerie (croci astili, reliquiari) e parati tessili antichi; donazioni di opere d’arte, come nel caso della celebre raccolta Roscioli, purtroppo in gran parte dispersa, ma di cui restano i bellissimi busti marmorei attribuiti al Bernini. Essenziale per lo sviluppo del percorso museale sono i collegamenti: con la cripta (antico cuore della civitas sancti Feliciani) che ospita la cappella delle Reliquie. È previsto il recupero e la valorizzazione del vasto ambiente (sala del pilastro) ubicato tra i bracci della cripta, da destinare a esposizioni temporanee ed iniziative culturali; con il campanile, al cui interno si sviluppa una rampa che dà accesso alla cella del beato Crisci, con affreschi del primo quattrocento; con il palazzo Trinci e con gli ambienti di recente acquisiti di via XX Settembre.

L’OPERA

La scultura lignea, del primo Quattrocento, rappresenta l’immagine più antica di san Feliciano. Si è salvata attraverso fortunose vicende ed è stata recuperata grazie a un restauro complesso e difficile che ci ha restituito un capolavoro fino ad oggi ignorato. Dopo l’anno Mille, in età comunale, il martire e protovescovo Feliciano, per di più di mezzo secolo pastore della comunità cristiana di Forum Flaminii, martirizzato sotto l’imperatore Decio (metà del III secolo d. C.), si affermò come indiscusso patrono della città che, sorta nel luogo del suo sepolcro, lo riconobbe come suo protettore. La tradizione vuole che l’immagine di san Feliciano, raffigurata su un vessillo, proteggesse i folignati durante il bellum perusinum del 1283, mentre nel 1442 veniva registrato nel Libro della Croce un busto di San Feliciano in rame dorato, di cui purtroppo si è persa ogni traccia. Questa scultura, dopo alcuni interventi seicenteschi per adattarla alla sedia d’argento di cui la si era voluta dotare, fu sostituita nel Settecento dalla scultura argentea barocca che ancora oggi viene portata in processione. Successivamente, il simulacro è stata restaurato, liberandolo dalle inopportune integrazioni e dalle precedenti ridipinture; l’opera ha così rivelato una pregevole esecuzione riferibile al primo Quattrocento ed una vicinanza allo scultore senese Francesco di Valdambrino. Il recupero architettonicodella cripta di san FelicianoLa cripta (dal greco krypte: luogo nascosto) o “confessione” è un ambiente sotterraneo situato in corrispondenza sia della navata che dei transetti del duomo, nel quale si custodivano le reliquie di san Feliciano, vescovo e martire. La cripta, risalente ai secoli VII – IX, presenta una pianta a croce latina; vari documenti storici ci descrivono le trasformazioni rispetto all’originario vano quadrangolare. Le indagini, effettuate dopo il terremoto del 1997, con la collaborazione dell’Osservatorio “A. Bina” di Perugia, hanno messo in evidenza un dissesto diffuso di tutta la porzione coperta a volte e del colonnato, ben evidenziato anche dalle lesioni presenti nella pavimentazione marmorea della cattedrale; per questo si è attuata un’operazione di consolidamento e recupero architettonico. Completate le fasi propriamente strutturali, il restauro ha interessato l’apparato artistico e decorativo della cripta sia per la parte pittorica, sia per quella lapidea, attraverso vari fasi di consolidamento delle pellicole pittoriche e dei frammenti di pietra, pulitura e restituzione estetica del complesso nella sua attuale configurazione. L’intervento, finalizzato alla salvaguardia del bene ed alla sua conservazione, restituisce alla cattedrale e alla città di Foligno un importante, storico, luogo di devozione, nonché un completo ed organico itinerario storico-artistico che sarà strettamente collegato al percorso del Museo diocesano.

AUTORE: Ombretta Sonno