Biomasse: una telenovela?

Sulla centrale spoletina eterne discussioni

Sembra ieri ma sono trascorsi quasi diciotto mesi da quando si cominciò a parlare della centrale elettrica alimentata a biomasse da realizzare tra le frazioni di S. Chiodo e S. Nicolò. In questo periodo è successo di tutto: la costituzione di un comitato contro l’insediamento industriale e la dura lotta che ne è seguita, le assemblee che hanno coinvolto così tanta gente, la solidarietà della popolazione durante il presidio popolare della zona, il sostegno delle organizzazioni sindacali, delle associazioni ambientaliste e delle forze politiche. Tutti uniti a dire no alla centrale a biomasse. Una voce fuori dal coro, ma non poteva essere diversamente, quella del sindaco Brunini che, pur sostenendo la scelta compiuta dalla sua amministrazione motivata dall’enorme importanza che riveste il problema dell’energia, alla fine, cosciente anche della forse inaspettata reazione della popolazione, si adoperò per ricucire l’ennesimo strappo operato a danno di quel martoriato territorio. Che Spoleto avesse una “tradizione elettrica” lo dimostra il fatto che fu la prima a costituire una propria azienda elettrica sfruttando le acque dei fiumi. Ma grazie a quella scelta, all’epoca erano arrivate diverse attività industriali vitali per la nostra economia. Anche da questo convincimento, forse, la posizione favorevole del sindaco per sfruttare una situazione che potrebbe ripetere le condizioni di favore e le opportunità offerte dalla nuova centrale elettrica, pur consapevole che non si possono correre nuovi rischi di carattere ambientale in quella zona già così tanto compromessa, né si possono ignorare la protesta e le preoccupazioni di tanti abitanti. Anzi, proprio per questo, assunse la responsabilità di fare la più totale chiarezza sulle caratteristiche dell’impianto a biomasse ed acquisire ogni possibile garanzia. Ma tutto ciò appartiene oramai alla storia; oggi, a quasi un anno dall’annullamento della concessione edilizia (era il 29 giugno del 2001), qual è lo stato dei fatti? Di concreto resta il dato che l’area è chiusa e recintata e i lavori sono sospesi. Tuttavia, incombe la sentenza che il Tar dell’Umbria dovrà emettere su ben tre ricorsi oppositivi che ha presentato la Termomeccanica di La Spezia (la società costruttrice dell’impianto). Purtroppo, come spesso accade, i tempi della giustizia sono lunghi, per valutare i tanti risvolti giuridico-amministrativi connessi con questa ingarbugliatissima vicenda. Ma se ci fosse qualcuno che si aspettasse di “prendere per stanchezza” i membri del Comitato anti-centrale, sbaglierebbe nella valutazione: sono, infatti, più che mai vigili e presenti, con la popolazione che li sostiene e pronta nuovamente a mobilitarsi con la stessa decisione che ha sin qui mostrato. Certo, i più di venti avvisi di garanzia emessi a loro carico dall’autorità giudiziaria hanno finito, almeno in questa fase, per “consigliare” prudenza nelle azioni e negli atti, ma senza per questo fiaccarli e demotivarli; anche perché, per tenerli in “allenamento”, c’è sempre l’altra problematica ambientale, questa attuale e concreta, costituita dalla fabbrica dell’Alluminio Spoleto. Al momento, anche se ancora vige il sequestro operato dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico dei nuovi impianti di fusione dell’alluminio, la paura della gente è tanta. “Non vogliamo morire per l’incuria di altri”, “Non si possono più ricattare le popolazioni offrendo posti di lavoro in cambio di acquiescenza su garanzie ridotte per la salute”: questo è quanto abbiamo sentito dalle bocche della gente che vive in quel territorio e che oggi è decisa, con tutti i mezzi, a far rispettare i propri diritti e le aspettative dei loro figli. L’Amministrazione comunale, di concerto con il ministero dell’Ambiente, ha recentemente avviato Agenda 21, un modello di osservatorio per innovazione, ricerca e formazione per lo sviluppo sostenibile del territorio che risponde alle necessità del presente senza tuttavia compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie esigenze. Molto opportunamente, quasi per una sorta di legittimazione, è stato chiamato a far parte di questo organismo anche il Comitato antinquinamento di S. Chiodo e S. Nicolò.

AUTORE: Aldo Calvani