Braccia straniere per l’agricoltura

Giornata del migrante: i responsabili Caritas tracciano un ritratto del fenomeno nella nostra regione

‘Quando raccogliete il grano e dimenticate alcune spighe nel campo, non tornate a prenderle. Esse saranno dell’orfano, della vedova e dello straniero’, prescrive la Bibbia. L’Umbria accoglie molti stranieri. Quelli ricchi, che acquistano i suoi casali e quelli poveri, molti, che forniscono le braccia per l’agricoltura e le fabbriche. Venuti per lavorare, vogliono ritornare a vivere meglio in patria. Come fecero i nostri nonni all’epoca del Grande esodo (dal 1876 in poi), sbarcati nella ‘Merica’. E dipinti dagli americani – che li sfruttavano – come ‘una razza di assassini’. Eleonora Pasquarelli coordina il Centro di volontariato sociale di Gualdo Tadino, appartenente alla Caritas di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino. ‘Cerchiamo di capire – spiega – le necessità degli immigrati: diamo alimenti, indumenti, trasporto, sostegno scolastico’. A Gualdo Tadino c’è una grande comunità di nordafricani, specie marocchini e tunisini. Anche quella albanese è ben radicata. A Fossato di Vico cresce quella nigeriana. Molte sono le donne dell’Est Europa: fanno le badanti o le colf. Gli uomini lavorano nell’edilizia. ‘Con tutti gli stranieri abbiamo buoni rapporti – continua Pasquarelli. Alcuni – conclude – ci aiutano nella gestione dei servizi che offriamo agli italiani poveri e agli stranieri meno inseriti. Lo fanno perché li abbiamo aiutati e adesso vogliono dare, anche ad altri, il bene che hanno ricevuto’. Il responsabile della Caritas diocesana di Città di Castello è don Moreno Migliorati. ‘Da noi – dice – gli stranieri lavorano nell’agricoltura e, in seconda battuta, nell’edilizia. Purtroppo il lavoro nero è piuttosto diffuso. Poniamo particolare attenzione – continua – all’integrazione delle donne musulmane, grazie all’attività svolta dalle animatrici del centro Il Melograno’. Don Moreno sa bene che l’integrazione per gli islamici è più difficile: ‘I magrebini, ad esempio, non trovano subito i punti di riferimento necessari per integrarsi nella nostra società, ma questo è normale. E noi andiamo loro incontro con un importante lavoro di rete fra la Caritas, il Comune e la Asl’. Stesse considerazioni quelle del direttore della Caritas di Terni, Bruno Andreoli: ‘Integrazione? Bene i romeni, i polacchi e i messicani, un po’ più difficile per gli ecuadoriani e gli albanesi, mentre i musulmani del Nord Africa sembrano meno vogliosi di essere italiani’. Andreoli ricorda poi il caso di un cittadino algerino, perseguitato nel suo Paese d’origine, aiutato dalla Caritas di Terni e che oggi vive e lavora in Lombardia: ‘Ci telefona puntualmente ogni sei mesi, per sapere come stiamo e per dichiararci la sua profonda riconoscenza, ancora una volta’. ‘L’immigrazione nel territorio eugubino riguarda principalmente i Paesi dell’Est – afferma il neo responsabile dell’Ufficio stranieri della Caritas di Gubbio, Lorenzo Mattei. ‘Provengono soprattutto da Romania, Ucraina e Moldavia’. Ma ci sono anche nordafricani (da Marocco e Tunisia) e latinoamericani, da Ecuador e Brasile. ‘Chi arriva dai Paesi slavi e da quelli latinoamericani si integra in tempi brevi, più problematici sono i magrebini. Ma l’elevato numero di domande per lavoratori stranieri presentate ogni anno da imprese e famiglie dell’eugubino – continua Mattei – evidenzia come la forza lavoro straniera sia decisiva, specie nell’assistenza a casa e a tempo pieno di anziani e malati. E, proprio perché molte immigrate fanno questo, il periodo di residenza sul territorio è lungo e pochi sono i lavoratori stagionali. Diverso è ad Umbertide, dove l’immigrazione è più legata ai Paesi del Nord Africa e alla Cina ed è forte la presenza di lavoratori stagionali, che arrivano all’inizio dell’estate per ripartire dopo 4 o 5 mesi’. A coordinare il Centro di ascolto diocesano di Perugia c’è Stella Cerasa. ‘La nuova sfida – esordisce – è l’accoglienza e il sostegno ai minori extracomunitari. Fra i problemi più seri, c’è anche il fatto che i minori stranieri vengono spesso rimpatriati controvoglia, affidati ai nonni nel Paese d’origine dopo aver vissuto per anni in Italia. Un”abitudine’ soprattutto di ecuadoriani, peruviani e africani, che non ce la fanno a mantenerli. Un altro fenomeno pericoloso, che purtroppo si sta diffondendo, sono gli asili ‘fai-da-te’, magari in una sola stanza di un appartamento, dove le donne africane e latinoamericane concentrano i loro figli per risparmiare soldi. C’è da capirle, visto il costo della vita: ma i loro bambini, parcheggiati in spazi angusti, senza animazione e divertimento, perdono – anche così – la loro infanzia’. RICHIEDENTI ASILOIl ‘caso’ degli afgani in diocesi di TodiNel 2001, il Comune di Todi entrò nel Programma nazionale asilo, poi evolutosi nel 2003 nel Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. La gestione del centro tuderte per richiedenti asilo e rifugiati è affidata alla Caritas diocesana di Orvieto-Todi. Responsabile del servizio è Claudia Sbernicchia, affiancata da altri tre operatori. Dal 2001 hanno accolto 53 persone, di cui 32 dal solo Afghanistan. La permanenza nel centro va da sei mesi ad un anno. ‘Dei 53 beneficiari – afferma Sbernicchia – il 67 per cento ha ottenuto un permesso di soggiorno rilasciato per motivi umanitari. Del 20 per cento che ha invece avuto un diniego senza raccomandazione alla questura, c’è chi ha scelto di tornare in patria, chi ha lasciato l’Italia per altri Paesi europei e chi ha avviato un ricorso legale presso la magistratura ordinaria. Il 13 per cento ha ottenuto lo status di rifugiato. La quasi totalità di tutti coloro cui è stato concesso lo status di rifugiato sono africani, crediamo per l’impossibilità degli afgani di ottenere documenti comprovanti le persecuzioni subita’. (p. g.) ALLARGAMENTO DELL’UETanti i romeni in arrivoe viceversa nessun bulgaroRomania e Bulgaria nell’Unione europea. Il responsabile dell’Ufficio immigrati della Caritas diocesana di Spoleto-Norcia, Giorgio Pallucco, afferma: ‘Con l’ingresso nella Ue di questi due Stati stiamo assistendo alla regolarizzazione di massa soprattutto dei romeni, specie delle badanti che offrono la loro assistenza ai nostri anziani e ai nostri malati. Del resto, dopo la Liguria, la regione con più ultrasessantacinquenni in tutta la Penisola è proprio l’Umbria. Invece, di bulgari nemmeno l’ombra, almeno qui a Spoleto. Ma penso che ciò avvenga anche nel resto della regione’. Infatti, per ora, gli autobus e le automobili dei bulgari attraversano l’Umbria alla volta di Roma. Di certo, la vita e le speranze degli emigranti romeni e bulgari hanno assunto nuove prospettive allo scoccare del 2007. ‘E – aggiunge Pallucco – si è aperta una fase nuova anche per gli uffici preposti a trattare la ‘burocrazia degli immigrati’. Mi riferisco ai centri per l’impiego, all’Inps, alle questure, strutture adesso impegnate nel riorganizzare le pratiche degli stranieri’. (p .g.)

AUTORE: Paolo Giovannelli