Calice per Benedetto XVI

In dono al Pontefice un oggetto liturgico di fattura eugubina

Tra gli arredi sacri a disposizione di Papa Benedetto XVI per le solenni cerimonie liturgiche, da qualche giorno a questa parte c’è anche un bel calice in “oro etico”, donatogli da una società, la Goldlake Group, che ha le sue radici anche a Gubbio. Gli è stato consegnato al termine dell’udienza in piazza San Pietro di mercoledì scorso da una delegazione guidata da Franco e Giuseppe Colaiacovo, presenti anche Orietta Migliarini Colaiacovo e Paola Colaiacovo. Un momento di intensa commozione e di profondo significato. Il calice, base di cm 14 ed altezza di cm 28, infatti è stato realizzato con oro etico dell’Honduras, lo Stato del centro America in cui opera appunto la Goldlake Group. L’oggetto sacro è frutto dell’impegno e del lavoro di giovani orafi formati con i corsi finanziati dalla Regione Lazio. L’ideazione e la realizzazione sono di Maurizio Lauri, che ha impiegato leghe d’oro giallo, rosa e verde (titolo 759/1000); per la modellazioone e la fusione è stata utilizzata la tecnica della cera persa, seguita da traforo, sbalzo, cesello, tormitura e lastra, lucidatura a specchio, nonché sabbiatura, incisione a builino, cesellatura. La base è a forma di podio circolare, sulla quale sono poste, addossate al gambo centrale, le Virtù teologali: Fede con aureola poligonale, recante i simboli della croce e della fiamma affiancata da due ali d’aquila; Speranza con aureola poligonale, assisa su roccia sulle onde nell’atto di presentare l’àncora e con accanto una rondine quale attesa della futura stagione; Carità con su il capo aureola fiammata, con in grembo un canestro di spighe e grappoli, allusione al dono di tutto se stesso di Cristo nell’eucarestia. Alla propria destra inoltre il pellicano, richiamo al sacrificio della croce nell’atto di beccarsi il petto per nutrire i propri piccoli. Il “nodo”, eseguito per modellazione, è di forma sferica ed include i simboli dello stemma pontificio: orso, moro e conchiglia. La coppa infine è contenuta tra foglie di vite, realizzate a sbalzo e trattate a cesello. Il dono è risultato particolarmente gradito. Oltretutto il calice, per pregio, tradizione e originalità, costituisce un oggetto unico e irripetibile la cui destinazione finale naturale non poteva che essere il Sommo Pontefice. È la seconda volta che nel giro di poche settimane il nome di Gubbio risuona in piazza San Pietro nel corso dell’udienza del Sommo Pontefice. L’11 maggio, come si ricorderà, il Papa aveva benedetto in piazza San Pietro le muove statue dei Santi dei Ceri, realizzate dallo scultore Luigi Passeri.

AUTORE: G. B.