Capolavori restaurati

Affreschi di Ottaviano Nelli nella chiesa di Sant'Agostino

Sabato primo maggio alle ore 15.30 verrà presentato nella chiesa di Sant’Agostino il restauro degli affreschi eseguiti dal grande pittore Ottaviano Nelli nella prima metà del Quattrocento (1420): nell’arco trionfale è rappresentato il Giudizio universale, nell’abside invece sono illustrate Storie della vita di sant’Agostino, ventiquattro “scene” della vicenda terrena di Agostino, nato a Tagaste il 13 novembre 354 e morto ad Ippona il 28 agosto 430. Per una strana coincidenza l’inaugurazione avviene mentre a Milano sono in pieno svolgimento le celebrazioni per ricordare i l650 anni della nascita; nei giorni scorsi i resti mortali del Santo sono stati temporaneamente trasferiti da Pavia, dove si trovano nel 725, a Milano. Il restauro degli affreschi, reso possibile dai contributi della Regione dell’ Umbria, della Fondazione Cassa di risparmio di Perugia e dalla generosità silenziosa di tanti parrocchiani e cittadini, completa un “cantiere” che ha ridato solidità e dignità a quella che Augusto Solano, progettista e direttore dei lavori, ha definito “un concentrato di capolavori”. “Le lesioni conseguenti al terremoto del 1997 – ricorda Solano – obbligarono nel 2001 ad effettuare un primo intervento di consolidamento del tetto e della facciata della chiesa”, reso possibile da un contributo regionale erogato dall’assessorato ai Beni culturali allora curato dall’assessore Gianpiero Bocci, colpito, nel corso di una visita personale, dalla bellezza e dalla fatiscenza del tempio. È stato l’inizio di un processo che si è portato dietro il rifacimento del coro ligneo (sostenuto dalla Colacem) e dei portoni, il consolidamento del chiostro e del campanile per approdare infine al consolidamento ed al restauro della zona absidale, compresi gli affreschi, la cui situazione generale era tale da far temere distacchi e caduta di materiale. “Una volta iniziato il consolidamento delle superfici affrescate (circa 300 mq), la rimozione delle stuccature e delle reintegrazioni pittoriche novecentesche – ricorda ancora Solano – si è avuta la consapevolezza dell’elevato stato di degrado in cui versavano tutte le superfici dipinte. Il rischio di distacchi diffusi era reale e gli interventi di consolidamento hanno interessato vaste superfici, richiedendo impegni economici ben superiori a quelli ipotizzati inizialmente. Ma sono iniziate anche le emozioni; l’emozione maggiore – ammette l’arch. Solano – è stata quella di aver potuto vedere da vicino un siffatto capolavoro”, quello che la cerimonia del primo maggio restituisce al mondo della cultura.

AUTORE: Giampiero Bedini