Caritas diocesana: missioni in Tanzania e in Kosovo

Volontari per le missioni

Si terrà a Roma nel fine settimana 18-19 gennaio il primo incontro di conoscenza per quanti desiderano partecipare al campo missionario che si svolgerà nel mese di agosto a Kasumo, in Tanzania. L’iniziativa è promossa, per il secondo anno consecutivo, dalla Caritas diocesana e dall’ufficio di Pastorale giovanile e permette di vivere un’esperienza di servizio nella realtà poverissima dell’Africa ospiti delle Falmi (Francescane ausiliarie laiche missionarie dell’Immacolata) da tempo presenti nella regione. Durante l’incontro romano verranno presentati motivazioni e obiettivi del campo missionario e sarà condivisa l’esperienza vissuta dai partecipanti dell’estate 2002 per i quali la permanenza nel villaggio di Kasumo ha rappresentato anche un’occasione di discernimento e un pungolo all’adozione di uno stile di vita più sobrio e attento a un consumo critico. Le adesioni al campo di lavoro, aperte solo ai maggiorenni, devono essere consegnate entro il 15 aprile presso l’ufficio della Caritas diocesana, previo un colloquio conoscitivo e motivazionale. La spesa di partecipazione personale ammonta a 1.370 euro per coprire parte dei quali i volontari stessi organizzeranno delle attività di autofinanziamento nel periodo pasquale. Nei mesi precedenti la partenza sono inoltre previste brevi ma significative esperienze di servizio in realtà locali. Kasumo tuttavia rappresenta solo una delle due destinazioni in cui la diocesi propone di svolgere un campo di lavoro missionario: nel villaggio di Zlokucane, in Kosovo, la Caritas ha infatti una casa che accoglie i volontari che si occupano dell’assistenza alle famiglie, dell’animazione tra i bambini e dell’accoglienza e della cura dei malati: in tre anni si sono avvicendati più di tremila giovani provenienti da tutta Italia. “E’ dall’esperienza del terremoto del ’97 che nasce il servizio nei campi profughi: dall’aver appreso e sperimentato la necessità di essere presenza discreta e accogliente. Lo stile di servizio del volontario, la cui azione non nasce come attività umanitaria tendente alla realizzazione di un progetto ma come condivisione costante della vita degli ultimi, permette di creare dei legami, di ritrovarsi e di aprirsi all’incontro con l’altro e con Dio”. Così Giocondo Leonardi, direttore della Caritas diocesana, che ci spiega come anche dopo la fine dell’emergenza rappresentata dalla guerra venga garantita una continua presenza in modi e forme differenti in una realtà fortemente ecumenica – si pensi che nella casa i volontari hanno in affido cinque bambini di diversa etnia e religione.

AUTORE: Elena Lovascio