E’ stato presentato martedì a Perugia il volume 1918-2018, cento anni di memorie che contiene (come recita il sottotitolo) il “rilievo e catalogazione dei monumenti ai Caduti della Prima guerra mondiale in Umbria”, a cura di Paolo Belardi, Luca Martini e Valeria Menchetelli. Precisando, comunque, che vari monumenti furono successivamente aggiornati aggiungendo i nomi dei caduti del secondo conflitto mondiale.
Cosa contiene il testo
Il testo, pubblicato dall’editrice Formichiere, deriva dal progetto di catalogazione finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e co-finanziato dalla Consulta delle Fondazioni delle Casse di risparmio umbre. Il lavoro di ricerca e documentazione (notizie, foto, disegni) è stato condotto dal dipartimento di Ingegneria civile e ambientale dell’Università di Perugia.
Dopo un’introduzione generale, che presenta il panorama dei monumenti ai Caduti a livello locale e nazionale, si susseguono le schede relative ai singoli monumenti e lapidi commemorative presenti in Umbria, con immagini, descrizioni e note storiche. Alla fine è inoltre offerto un “regesto” tratto dal Censimento dei monumenti ai Caduti redatto dall’Istituto centrale per il catalogo e la documentazione; grazie ai QR Code, è possibile accedere – con lo smartphone e tablet – direttamente dalla pagina stampata al sito dell’Istituto, con tutte le informazioni.
Gli obiettivi
Scopo del progetto è anzitutto conoscere meglio una tragica e fondamentale pagina di storia italiana, ma anche un capillare impegno culturale che coinvolse noÈ mi famosi e tanti artisti o artigiani anonimi, i quali crearono in ogni centro grande o piccolo del Paese queste strutture, onorate ancora oggi ogni 4 novembre.
La migliore conoscenza contribuirà anche a una migliore tutela dei monumenti. Si tratta di una storia in parte ancora da scrivere, anche a causa di passati pregiudizi ideologici, come sottolinea il prof. Mario Tosti nel suo saggio all’interno del volume.
Infatti occorre “mettere a confronto da un lato il ricordo ‘ufficiale’ della guerra, che disseminò anche questa regione di monumenti alla vittoria o ai Caduti, e dall’altro gli orientamenti politici e culturali nel lungo periodo”, ossia “quell’orientamento a sinistra che in generale caratterizzò tutti gli ambenti intellettuali italiani, e in particolaregli indirizzi della cultura umbra”.
Insomma, fino a poco tempo fa, pareva ‘strano’ studiare il 1915-18 nella terra di Aldo Capitini. E tuttavia, non di militarismo si tratta, ma di rievocare persone concrete “con le loro paure, con i loro desideri, magari riassunti nella canzone Lilì Marlène”, come ha affermato il gen. Maugeri, della Scuola di lingue dell’Esercito, il 4 novembre a Perugia in sala dei Notari durante il concerto dedicato alla fine della Grande guerra.
Dario Rivarossa