Cattolici e politica: la nuova ricostruzione

editoriale

Il 21 marzo scorso, giornata di inizio ufficiale della primavera e per gli amanti della tradizione festa di san Benedetto, è stata celebrata anche la “giornata” internazionale contro il razzismo. Nello stesso giorno c’è stata anche la Giornata mondiale contro la discriminazione delle persone affette dalla sindrome di down. Il prossimo 23 marzo sono vent’anni dalla liberazione dell’Albania dall’ateismo di Stato e il 24 è il ricordo dei missionari cristiani martiri. Ogni giorno, si può dire, è una “giornata” dedicata ad un tema o problema di attualità. In generale si tratta di questioni calde, che si prestano a discussioni anche accese e contrapposizioni di schieramenti ideologici e politici. L’ultima di queste discussioni è stata provocata da due ricercatori, Alberto Giubilini e Francesca Minerva, che hanno pubblicato su una rivista scientifica l’ “aborto post natale”, cioè la soppressione dei neonati, sostenendo che non vi è differenza oggettiva con l’“aborto prenatale”, legalmente consentito in certi casi previsti dalla legge (vedi articolo pag. 10). Naturalmente c’è stata una massiccia presa di distanza da questa aberrante proposta. A ben pensare, però, è una logica deriva dal presupposto che qualcuno possa stabilire chi deve vivere e chi deve morire. Avvenire del 21 marzo ha dedicato un’intera pagina a storie molto belle di persone con sindrome down che hanno lasciato un segno interessante e positivo nell’ambiente in cui hanno vissuto. Recentemente in un dibattito su “Disagio e violenza giovanile”, il sociologo Roberto Segatori dell’Università di Perugia ha fatto riferimento al processo di destrutturazione in corso da secoli, attraverso il quale vengono meno i principi, le istituzioni, le regole, la famiglia, le convenzioni, le tradizioni e si apre ai giovani un mondo nuovo nel quale non trovano, perché non esistono, punti di orientamento e ragioni di vita, ai quali aggrapparsi. L’analisi può essere condivisa e non è nuova, ma a questo punto non si dovrebbero dirigere i colpi di piccone contro strutture e principi che meriterebbero di essere sostenuti con tenacia e fiducia. Mi riferisco a Vita e Famiglia, due colonne portanti della vita singolare e comunitaria senza le quali non si costruisce nulla. Se vi è un senso e un valore politico dell’impegno dei cattolici nella società di oggi in un’epoca di transizione e di crisi, è proprio nella difesa intelligente, pacata e costruttiva di questi due valori che sono i cardini del futuro possibile e sostenibile. Come i cattolici nel dopoguerra hanno garantito la difesa delle libertà per tutti, così oggi per il bene di tutti dovrebbero essere uniti nella difesa della vita e della famiglia. A questo proposito, con uno sguardo alla cronaca, mi sembra inaccettabile il modo in cui sono state trattate nel giornale del Pd Silvia Costa e Patrizia Toia per aver espresso il loro no alle nozze gay. Inaccettabile non la diversa posizione, ma il modo con cui è stato argomentato contro di loro.

AUTORE: Elio Bromuri