Centro volontari della sofferenza in udienza dal Papa

CENTRO VOLONTARI DELLA SOFFERENZA. L’incontro con il Papa il 17 maggio
Il Papa durante l’udienza con il Cvs (foto di Erminio Cruciani)
Il Papa durante l’udienza con il Cvs (foto di Erminio Cruciani)

Ci avevano preavvisato: o maggio o ottobre per incontrare il Papa. Il 2 maggio arriva la notizia: il 17 maggio il Papa vi riceverà in udienza particolare. Sgomenti e contenti. Sgomenti, perché organizzare l’arrivo da tutto il mondo di persone in gran parte ammalate e disabili non è cosa semplice. Contenti, perché per il Centro volontari della sofferenza il 17 maggio è una data significativa: il padre fondatore beato Luigi Novarese ha scelto questo giorno (in cui fu miracolosamente guarito nel 1931) per dare inizio a alcune delle sue opere: la Lega sacerdotale mariana (1943) e il Cvs stesso (1947). Ma anche i malati sanno fare i miracoli e, nonostante il poco tempo a disposizione e i notevoli disagi incontrati per il viaggio, hanno gremito la sala Nervi in modo insperato (6.000 persone). Il Papa è arrivato puntuale alle ore 12.30. Nell’attesa, un programma di saluti, interviste, musica e testimonianze di persone di tutti i Continenti. Nel suo discorso, Papa Francesco ha voluto ricordare una delle Beatitudini: “Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati”. “C’è chi piange – ha ricordato – perché non ha salute, e chi piange perché solo o incompreso. Ma dicendo ‘beati quelli che sono nel pianto’, Gesù non intende dichiarare felice una condizione sfavorevole e gravosa della vita. La sofferenza non è un valore in se stessa, ma una realtà che Gesù ci insegna a vivere con l’atteggiamento giusto. Ci sono, infatti, modi giusti e modi sbagliati di vivere il dolore e la sofferenza. Un atteggiamento sbagliato è quello di vivere il dolore in maniera passiva, lasciandosi andare con inerzia e rassegnandosi. Anche la reazione della ribellione e del rifiuto non è l’atteggiamento giusto. Gesù ci insegna a vivere il dolore accettando la realtà della vita con fiducia e speranza, mettendo l’amore di Dio e del prossimo anche nella sofferenza: è l’amore che trasforma ogni cosa”. Ricordando l’insegnamento del beato Novarese, Papa Francesco ha esortato gli ammalati “a sentirsi gli autori del proprio apostolato” e a “essere soggetti attivi dell’opera di salvezza e di evangelizzazione. Vi incoraggio – ha concluso – a essere vicini ai sofferenti delle vostre parrocchie come testimoni della Resurrezione. Così voi arricchite la Chiesa e collaborate con i vostri Pastori, pregando e offrendo la vostra sofferenza anche per loro. Vi ringrazio tanto per questo”. Poi ha salutato quanti ha potuto: sguardi, carezze, sorrisi, abbracci e benedizioni che dicono molto di più e danno sostanza alle parole.

AUTORE: Pasquale Caracciolo segretario regionale Cvs