C’ero anch’io

Quell’8 dicembre 1965, il giorno in cui si chiudeva il Concilio, in piazza San Pietro c’ero anch’io. Ero lì coi miei ragazzi di allora: Francesco Sacchetti, Tonino Lanuti, Gabrio Minelli, Alfons’: c’era Alfonso? Se non c’era, l’evento era epocale.Eravamo partiti da Gubbio in piena notte, a bordo di due Fiat 500 abituate a ben altri stravizi. Per prima cosa eravamo andati a Porta Portese, per acquistare una tenda di seconda mano in vista di future vacanze in campeggio. C’eravamo preventivamente consigliati con Limonero, che ci aveva suggerito: ‘Quando vi dice il prezzo, ridete tutti insieme e offritegli una decima parte di quello che ha chiesto’. Eseguimmo. ‘Quanto ce la mette?’. L’omino sparò una cifra e noi, tutti insieme, demmo in una risata surreale. E, tutti insieme, gli offrimmo una decima parte della cifra che aveva chiesto. Ci mandò a quel paese, tutti insieme, e prese a ripiegare la tenda che aveva steso a terra. Combinammo per circa il 50% della richiesta. ‘E questo cos’è?’. ‘È il telo del fondo tenda’. Era di colore diverso; e aveva un buco al centro. ‘E quel buco, a che serve?’. ‘A permettere il ricambio dell’aria’: lo disse con una tale sicurezza che noi pagammo senza fiatare, caricammo (non saprei dire bene in quale parte residuale di una delle due 500 Fiat) e ci avviammo verso San Pietro. Sul lungotevere, clamorosa frenata. Scemi come noantri la mamma ‘ne fa più. Un buco per permettere il ricambio dell’aria, nel telo da stendere a terra? Scendemmo, riaprimmo il pacco e controllammo: era un poncho di quelli che usavano gli scopini nei dì di pioggia, senza cappuccio, che era stato asportato lasciando il buco al centro. Scemi come noantri la mamma ‘ne fa più. Giungemmo a piazza San Pietro in tempo per sentire Paolo VI che chiudeva il grande evento consegnando sette messaggi diversi, indirizzati, tutti in spirito di totale servizio, a sette categorie diverse: ai governanti, agli intellettuali, agli artisti, alle donne, ai lavoratori, ai poveri e agli ammalati, ai giovani. A rappresentare gli intellettuali il Papa aveva scelto il suo grande amico Jan Guitton, Accademico di Francia. Prima che i Vescovi sciamassero dalla piazza, ne intervistammo alcuni, per il nostro giornaletto pre/goliardico, Il Bertoldo. Fra gli altri beccammo proprio quel Diego Parodi che di lì a poco sarebbe stato nominato Vescovo di Gubbio. Eravamo consci di aver assistito ad un grandissimo evento. Non immaginavamo che, ancora a qualche decennio di distanza qualcuno ne avrebbe cercato di ridurre la portata. Eravamo commossi. E Lele Calzuola inventò su due piedi l’antidoto alla commozione: mentre i Vescovi, saliti in pullman, salutavano e benedicevano, lui, nell’atto devoto di segnarsi e di restituire il saluto, prese a canticchiare: ‘Se ‘n sarà ‘st’anno, sarà ‘n altr’anno”. Canticchiammo tutti insieme. Oh! Le nostre piccole trasgressioni giovanili!

AUTORE: Angelo M. Fanucci