Che bella sinfonia tra Oriente e Occidente

Il Patriarca russo Kirill ha “regalato” un concerto a Papa Benedetto XVI. Roma e Mosca sono sempre più vicine

La musica eseguita dall’Orchestra nazionale russa, dal Coro sinodale di Mosca e dalla Cappella di corni della Russia, giovedì 20 maggio nell’aula Paolo VI in Vaticano, è un evento artistico di grande qualità. Non è la prima volta che il Papa assiste ad un concerto in Vaticano. Ma questa volta la musica è diversa, per il contenuto, profondamente religioso, gli esecutori e soprattutto per le circostanze e le intenzioni. L’Osservatore Romano del 20 maggio ha descritto i brani musicali e analizzato dettagliatamente la sinfonia Canto dell’Ascensione composta dal metropolita Hilarion, presidente del dipartimento per gli Affari esteri del Patriarcato di Mosca, il ruolo che deteneva Kirill prima di diventare Patriarca. Il Canto dell’Ascensione – o delle Ascensioni, in quanto riporta testi dei Salmi delle ascensioni dei pellegrini – sviluppa un cammino di elevazione dell’anima dalla disperazione alle vette della letizia spirituale, traendo l’ispirazione dai Salmi, a cominciare dal famoso “Dal profondo a te grido, Signore” (Salmo 130,129), ad “Alzo gli occhi verso i monti” (121,120), a “Sui fiumi di Babilonia” (37,36). L’intensa spiritualità dell’Ortodossia russa è stata rappresentata in questo concerto con musiche della tradizione e altre più moderne creazioni. Un mezzo di comunicazione e conoscenza che porta diritto al cuore della questione del comune sentire di un’Europa, che – come è stato giustamente e suggestivamente affermato da Giovanni Paolo II, citato anche in questa occasione da Benedetto XVI – ha due polmoni, Oriente e Occidente, potendo aggiungere, da parte nostra, che i due polmoni sono atti a cantare la stessa canzone: quella che proviene da un cuore e un’anima sola e dalle profondità di una fede condivisa. Il Papa nel suo intervento al termine del concerto ha ricordato le comuni radici cristiane, ancora vive, capaci di portare frutti, necessarie per “ispirare un nuovo umanesimo”. Forse la via della bellezza riesce meglio ad esprimere l’unità della cristianità europea, come è la via delle icone, sempre più diffuse e onorate e, in questo caso, la via della musica. Nel suo messaggio indirizzato al Papa il Patriarca lo dice esplicitamente: “La musica è un linguaggio particolare che ci dà la possibilità di comunicare con i nostri cuori. La musica è in grado di trasmettere sentimenti dell’animo umano e stati spirituali che le parole non riescono a descrivere”. Il concerto è stato il regalo di Kirill per il 5° anniversario dell’elezione di Benedetto XVI e il suo 83° compleanno, come si fa per un amico. Sono passati i giorni del gelo tra Roma e Mosca a causa della ricostituzione della gerarchia cattolica in Russia e del presunto proselitismo cattolico. Kirill oggi sente soprattutto il pericolo della secolarizzazione e della caduta dei valori cristiani. La riproposizione e la difesa dell’etica personale e collettiva rappresenta il principale obiettivo del suo ministero pastorale, insieme alla rivitalizzazione e riorganizzazione del Patriarcato di Mosca e di tutte le Russie. Apprezza in modo particolare il Papa tedesco, di cui condivide l’impegno e la passione nella sua lotta contro il relativismo etico e l’indifferentismo religioso. Su questa sintonia si basa l’avvicinamento di Kirill nei confronti del Papa di Roma, nella condivisa preoccupazione per la deriva secolaristica del mondo contemporaneo. Già a Sibiu (2007) nella terza Assemblea ecumenica europea, il discorso di Kirill, non ancora patriarca (fu eletto il 13 gennaio 2008), fece una dura requisitoria contro gli abusi delle moderne legislazioni in fatto di vita e di famiglia. Queste posizioni hanno, peraltro, portato ad un contemporaneo allontanamento degli ortodossi russi dalle Chiese protestanti e dal coinvolgimento in iniziative ecumeniche con loro, a causa del loro allineamento su posizioni libertarie in fatto di aborto, matrimonio e per la questione del sacerdozio femminile. Questo è un peccato, che mostra la difficoltà di procedere tutti insieme nei percorsi, d’altra parte obbligati, della comunione e della ricomposizione dell’unità cristiana. C’è bisogno ancora di musica, eseguita coralmente in forma sinfonica, con tante voci e strumenti diversi, tutti intonati al soffio dello Spirito, per cantare, come nel finale del Canto dell’Ascensione di Hilarion, un ripetuto e gioioso Alleluja!

AUTORE: Elio Bromuri