Che senso hanno gli esami con gli stessi insegnanti?

L'amaro bilancio di un anno scolastico appena concluso di un professore deluso

Mercoledì scorso sono iniziati gli esami. L’unica cosa certa è che lo Stato risparmierà molti soldi avendo identificato le commissioni con gli insegnanti della stessa scuola e con la figura esterna del solo presidente, il quale dovrà farsi in quattro per presidere le varie commissioni delle singole classi. Ma così è. Certamente per gli studenti il tutto sarà più agevole e sereno avendo di fronte le stesse facce dei propri insegnanti, i quali un giudizio sugli studenti se lo sono già fatto durante l’anno scolastico e sarà difficile che lo cambino all’ultimo momento. In Umbria i maturandi sono 7.182, di cui 5.067 più 292 privatisti a Perugia, 1.629 più 94 privatisti a Terni e saranno esaminati da 276 commissioni con 1.135 commissari a Perugia e 90 commissioni con 560 commissari a Terni. A tutti ‘in bocca al lupo!’E’ appena finito l’anno scolastico 2001-2002. Viene spontaneo domandarsi: come è andata? Ebbene proviamo ad abbozzare una risposta tenendo prima presente la situazione scuola nel suo complesso, poi la situazione delle varie componenti scolastiche. La scuola, vista nel suo insieme, soffre una situazione di malessere; tutti coloro che vivono nella scuola sperimentano questa situazione, la denunciano, attendono qualche terapia ma tutto seguita ad andare avanti nello stesso modo senza nulla all’orizzonte, Dopo il crollo delle speranze nelle capacità terapeutiche di Berlinguer si è tornati a sperare in quelle taumaturgiche della Moratti. E’ passato un anno ma non è successo niente. L’incapacità del governo di mandare segnali efficaci lascia tutti nello scoraggiamento. Si stanno svolgendo in questi giorni gli esami di maturità: rappresentano l’ultimo atto di una insipienza politica nei riguardi della scuola: gli alunni sono stati scrutinati nella settimana che va dall’8 al 14 giugno, il giorno 21 cominciano le prove scritte, poi ci saranno gli orali; gli studenti saranno esaminati dagli stessi insegnanti che hanno attribuito ad essi un voto la settimana prima. Ora le cose sono due; o gli insegnanti confermeranno lo stesso voto e dimostreranno che la settimana prima sapevano quello che facevano, o lo sconfesseranno e dimostreranno che la settimana prima non sapevano quello che facevano e che ancora non conoscevano i loro alunni. Ma allora perché perdere tempo e sprecare denaro? Non sarebbe stato più intelligente dire agli alunni di presentarsi con la valutazione delle loro scuole alla sede dell’università dove intendono seguitare i loro studi e sottoporsi ad un test di verifica della loro preparazione e attitudine? La scuola, poi, nel suo insieme, non sa a quale filosofia ispirare la sua strategia. Deve provvedere a formare la persona dell’alunno? deve formare il futuro lavoratore? deve servire a parcheggiare i giovani nel modo più ‘piacevole’ possibile finchè non troveranno qualcosa da fare? La mancanza di un indirizzo sicuro si fa sentire e come nell’impianto scolastico. Andiamo a vedere le singole componenti della scuola. Cominciamo dagli studenti. In essi si nota una generalizzata disaffezione allo studio, non mancano certo le eccezioni; disaffezione dovuta alla cultura stessa che i giovani hanno interiorizzato e che è quella del ‘tutto e subito e possibilmente fatto dagli altri’ ( così chiamo io la cultura giovanile). E mi spiego. È difficile che il giovane veda il suo tempo come un capitale da investire per un futuro da realizzare. L’attesa non la sopportano. Essi vogliono trovare nell’immediato gratificazioni che rendano piacevole la loro vita. Perché stare chiusi in casa a studiare, quando c’è la possibilità di andare a divertirsi, viaggiare, al pub, al’..? Perché spendere il proprio tempo nella preparazione di un compito in classe quando ci sono tante esperienze che resterebbero inesplorate? ‘Professore, non viviamo mica solo per studiare, non possiamo dare tutto il nostro tempo alla scuola’: quante volte i professori hanno sentito queste confessioni! Non è che a scuola non ci vengano volentieri: qui si incontrano, qui fanno le loro amicizie, passano il loro tempo inventandosi qualcosa per il resto della giornat (‘) peccato che ci sono quei rompiscatole dei professori! La componente dei genitori non riesce a dare ai ragazzi una cultura diversa e non lo chiede neppure alla scuola. L’unica cosa che chiede alla scuola è di non creare ‘problemi’ ai propri ragazzi. Non si occupano se stanno avanzando nella conoscenza delle varie materie; la cosa che li preoccupa è che l’insegnante non gli dia meno di sei (quando sono tanto obiettivi da riconoscere che il figlio non dedica grandi cure allo studio), se poi sono e capita, anche poco obiettivi, allora le pretese si spingono ben oltre la soglia del sei. La componente insegnanti. Che dire? C’è di tutto dentro, dai capacissimi a quelli che nessuna azienda privata assumerebbe per un giorno. Ma quello che è peggio è che l’istituzione non sa creare le condizioni per una seria professionalità dell’insegnante. Si sprecano risorse economiche ingenti per ottenere qualche risultato. Ma è davvero sproporzionata la spesa alla resa. Se la scuola riesce ancora a produrre qualcosa questo lo si deve all’amor proprio di tanti insegnanti, al senso di dignità che ancora si portano dentro. Dulcis in fundo: i dirigenti. Anche qui, ce ne sono di tutti i tipi, dai capacissimi ai meno capaci. Se facessimo fare una valutazione dei propri dirigenti agli insegnanti, almeno questo è quello che si sente quando ci si ritrova insieme tra insegnanti, molto pochi si attesterebbero oltre la sufficienza, molti avrebbero tanti ‘debiti’ da rimediare; non pochi sarebbero quelli bocciati! Anche tra di loro vi sarebbero quelli che nessuna azienda privata farebbe lavorare per più di un giorno. L’averli fatti dirigenti, c’è il rischio che abbia fatto aumentare il livello della loro autoreferenzialità ma non della loro autorevolezza. Una visione troppo pessimistica? Sarei contento di ogni smentita. A parziale alleggerimento di quanto detto va fatto presente che ho tenuto conto quasi esclusivamente della scuola superiore, di cui ho più diretta esperienza.

AUTORE: Gianni Colasanti