Chi crede in Dio deve impegnarsi a costruire la pace

Mons. Bottaccioli nell'omelia pronunciata l'11 settembre nella basilica di S. Ubaldo

“Non fare delle divisioni di parte una guerra cittadina”: l’appello, non nuovo in realtà, è stato lanciato dal vescovo mons. Pietro Bottaccioli in occasione di una delle ricorrenze più avvertite dalla comunità diocesana, senza alcuna distinzione: l’anniversario della traslazione del corpo di sant’Ubaldo avvenuta l’11 dicembre 1194. I valori della pace, della tolleranza, dell’amore e della riconciliazione, nell’insegnamento del patrono Sant’Ubaldo, sono stati richiamati con forza nel corso dell’omelia pronunciata in occasione della solenne concelebrazione pomeridiana nella basilica eretta sulla vetta del monte Ingino, gremita come non mai. Una riflessione ad ampio raggio che non poteva non muovere dal “primo anniversario del tragico attacco alle Torri Gemelle di New York, che ha lasciato il mondo col fiato sospeso, un giorno buio nella storia dell’umanità”. Mentre “vogliamo ricordare nella preghiera le vittime innocenti (e qui tra noi sono i vigili del fuoco che ci ricordano l’impegno eroico dei loro colleghi americani che per salvare altri hanno sacrificato la loro vita), giunge al nostro cuore la parola del Signore: Beati gli operatori di pace”. Mons. Bottaccioli, richiamato “una grande verità, Dio non può essere invocato a giustificare la guerra”, come spesso accade, perché “Egli è il Dio dell’amore e della pace”, ha aggiunto: “chi crede in Dio deve impegnarsi a costruire la pace” come ha fatto sant’Ubaldo nell’arco di tutta la sua vita. E qui ha ricordato alcuni episodi famosi: l’incontro con il Barbarossa, l’offesa del muratore prepotente etc. Riallacciandosi alla sua recente visita in Kosovo ha sottolineato come “più che la distruzione della vita, gli odi scatenati dai conflitti armati diventano la più grave minaccia per la convivenza umana”. Da qui l’interrogativo, che è anche una risposta: “l’attacco all’Iraq cui si sta pensando è davvero adeguato a colpire il terrorismo ed a fare maturare una vera pace?”. Il Vescovo è poi sceso sul terreno del richiamo concreto alla comunità eugubina. Un passaggio interessante ed importante, sul quale tutti sono chiamati a meditare. “Discendendo dagli orizzonti planetari alla nostra situazione, sull’esempio di sant’Ubaldo ed al fine di ritrovare la sua genuina eredità spirituale – ha quasi invocato Bottaccioli – dobbiamo impegnarci a concorrere tutti a non fare delle divisioni di parte nella vita cittadina una guerra civile, volta alla distruzione reciproca, ma piuttosto, pur nella ragionevole dialettica democratica, un cooperare davvero al bene comune della nostra comunità. Vorrei richiamare anche contro l’intemperanza del linguaggio che quasi di continuo si esprime nei mezzi di comunicazione sociale, manifesti compresi”. Il Vescovo ha concluso indicando a tutti l’importanza di mettere in pratica l’eredità e l’insegnamento ubaldiano.

AUTORE: Giampiero Bedini