Chiediamo i nostri diritti. Giusto. Ma i nostri doveri?

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Per la serie: piccoli episodi che fanno riflettere su problemi grandi. Una signora ha scritto una lettera a un giornale, lamentandosi di avere ricevuto dall’Asl una telefonata con la quale le si ricordava un appuntamento per una visita, di lì a qualche giorno; inoltre la si pregava di dare conferma o disdetta premendo questo o quel tasto del telefono.

Anche io, come tutti, ricevo questo tipo di telefonate dall’Asl e la trovo una ottima cosa, perché è utile a me e nello stesso tempo al servizio sanitario, il quale se riceve una disdetta può accelerare i tempi di attesa di altri. Di che cosa, dunque, si lamentava quella signora? Del fatto che la voce che aveva ascoltato non era quella di un essere umano ma quella di un sistema computerizzato: e questo le pareva una mancanza di rispetto nei suoi confronti (forse avrebbe gradito che le telefonasse il primario in persona).

Ora, visto che si può immaginare che solo in Umbria partano ogni giorno centinaia di queste telefonate, si capisce quanto il tutto costerebbe di più stipendiando una squadra di persone addette solamente a fare queste conversazioni, senza contare i rischi di errori, eccetera. D’altra parte sappiamo che il servizio sanitario pubblico è sempre in difficoltà economiche, anche gravi: diverse regioni sono state commissariate o lo saranno presto; a quanto pare l’Umbria non è (ancora?) fra queste, ma i problemi di bilancio le hanno tutte. E che cosa fanno i cittadini?

Pretendono, giustamente, l’assistenza e le cure cui hanno diritto; si oppongono, giustamente, ai “tagli” dei servizi; protestano, giustamente, per le liste di attesa interminabili. Ma se si tratta di pagare le tasse fanno orecchi da mercante, sempre affascinati – anche post mortem – da quello che prometteva “meno tasse per tutti” e non sapeva nemmeno lui come avrebbe fatto. Il nodo insolubile di tutte le cose in Italia è che tutti esigono che lo Stato si faccia carico delle loro necessità, anzi dei loro desideri, ma non si chiedono mai come lo Stato possa riuscire a pagare. Tutto questo lo sapevamo già; ma ci mancava la protesta di una cittadina indignata perché riceve una telefonata di servizio tramite un sistema computerizzato e non dalla viva voce del direttore generale.

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