Christian music in Umbria: gli One Way Worship

Continuando il viaggio nel mondo della Christian music umbra (vedi La Voce del 22 settembre), questa settimana incontriamo una delle formazioni più note nella nostra regione, e non solo: gli One Way Worship di Città di Castello. Una band che segue un metodo di lavoro molto particolare, traducendo dall’inglese i pezzi di una formazione australiana che da trent’anni insegna a lodare il Signore con il canto.

Ma facciamo un passo indietro. Fino a qualche anno fa si sentiva spesso parlare, anche sulle pagine de La Voce , del gruppo tifernate One Way. Poi la band è scomparsa, ed è rinata aggiungendo “Worship” (in inglese: adorazione) al nome. Come mai? “C’è stata un’evoluzione, oggi ci troviamo in una fase più sperimentale – risponde il responsabile, Fabio Medici . – Gli One Way erano nati nel 2007 all’interno della Pastorale giovanile di Città di Castello, ma circa quattro anni fa si sono sciolti a causa di vari problemi, a cominciare dalla difficoltà di conciliare i diversi impegni. Da tre anni esiste One Way Worship, composto in parte dalle stesse persone, in parte da altri. Siamo sette musicisti, ognuno specializzato in uno strumento; ma il gruppo di lavoro è più ampio, tra amici che danno sostegno, persone che traducono i testi dall’inglese all’italiano, o che si occupano della comunicazione…”.

Ecco, traduzione. Ma da quale fonte? E perché non canzoni composte direttamente da loro? “Per ora – prosegue Fabio – non abbiamo intenzione di diventare cantautori. Il metodoworship è nato trent’anni fa da una Chiesa evangelica australiana che ora lo diffonde in tutto il mondo. È un modo per lodare e glorificare Dio attraverso la musica e la testimonianza. Si tratta di testi esplicitamente cristiani, molto diretti, con al massimo un paio di stofe, e

bridge [sorta di ripetizioni a canone] molto lunghi. Le serate durano tra i 60 e gli 80 minuti. Dopo i brani iniziali segue untalk , una chiacchierata sul Vangelo, portata avanti da un laico, appartenente al gruppo dei sostenitori. Si conclude con altri canti e invocazioni”.

Il fatto che l’origine di questa forma di adorazione sia protestante ogni tanto crea incomprensioni; alcune parrocchie ancora “tirano sù dei muri”, aggiunge l’intervi- stato. In generale, però, gli One Way Worship sono ben inseriti nella pastorale giovanile diocesana. “Con il gruppo allargato di simpatizzanti ci si incontra ogni settimana, di giovedì, per la cena insieme, la preghiera, le prove, le traduzioni, a volte prendendo anche brani di diversi autori. Abbiamo aperto un canale YouTube e stiamo progettando un sito internet. Ci esibiamo un sabato sera al mese nella Cantina del Seminario; le prossime date sono 4 novembre , 2 dicembre , 6 gennaio ,

sempre alle ore 21. Abbiamo anche cantato in chiesa, sia in Umbria che in altre regioni d’Italia”. Pur non essendo musica liturgica, alcuni pezzi degli One Way Worship sono stati ‘adottati’ per alcune messe. Resta comunque un percorso da approfondire, perché, anche se non si tratta di brani “classici”, ciò non significa che possano essere eseguiti in maniera approssimativa. Si richiede cura musicale, acustica, scelta degli impianti elettronici adeguati, ecc. Una strada, quindi, che al momento è tutta in divenire. Ma i componenti della band sono ben decisi a proseguire perché “questo metodo di preghiera piace a noi per primi. L’importante è portare avanti il discorso con sincerità, con la fiducia che poi la gente avrà stimoli per incontrare Gesù”.

 

AUTORE: Dario Rivarossa