Clarisse di Gubbio: archiviato il caso del furto di gioielli

Gubbio. Archiviata l’infondata accusa contro il monastero “Buon Gesù” delle Clarisse Cappuccine Sacramentarie
L’esterno del monastero “Buon Gesù” delle Clarisse Cappuccine Sacramentarie di via Perugina

È stata richiesta l’archiviazione della denuncia presentata il 10 giugno 2009 da due novizie e dalla loro “guida” spirituale contro la superiora, suor Maria Celadon, ed il monastero “Buon Gesù” delle Clarisse Cappuccine Sacramentarie di via Perugina. La decisione del pm Mario Formisano pone fine ad una vicenda che a suo tempo ha provocato clamore, senza scalfire la serenità e le certezze delle religiose che, con l’assistenza dell’avv. Ubaldo Minelli, hanno sempre ribadito l’infondatezza delle accuse nei loro confronti.

La più clamorosa era la mancata restituzione, e quindi il furto, di gioielli per un valore di oltre un milione di euro, ma nell’esposto c’erano anche riferimenti a casi in qualche maniera “pruriginosi” oltre che riferibili a vero e proprio mobbing. Ora il “giallo” si è dissolto, al pari delle insinuazioni che avevano provocato sofferenza e sconcerto tra le claustrali, pur nella certezza che alla fine la giustizia avrebbe trionfato.

Tutto è nato dopo la fuga dal monastero di via Perugina, nella notte del 2 giugno 2008, di due novizie (Maria Soledad, spagnola, e Alicia Munoz, colombiana, che reclamava la restituzione degli oggetti preziosi), insieme a suor Chiara (Maria de Jesus), decisa dopo che le competenti autorità non ritennero le due giovani adatte alla vita di clausura. È stato l’inizio di un serrato confronto giudiziario sfociato in un esposto alla magistratura da parte delle novizie e della loro “guida” spirituale.

A seguire una memoria difensiva dell’avvocato Minelli con la quale, una volta valutati gli atti, sollecitava l’archiviazione della denuncia, portando a sostegno una serie di documenti tra cui una lettera con la quale il “trio” operava l’elenco analitico di tutte le cose di cui chiedeva la restituzione; tra queste non figurava affatto la famosa scatola con gli altrettanto famosi gioielli dal valore milionario.

L’archiviazione è stata accolta con soddisfazione dalle Clarisse e dall’avv. Minelli, che ha informato per primo il vescovo Ceccobelli. La giustizia restituisce così al monastero quella dimensione nella quale è stato da sempre immerso. Da quanto è stato costruito (l’inizio risale al 1559) è stato ed è un centro di vita claustrale e di intensa vita spirituale, di grande serenità e profonda adesione agli insegnamenti del Vangelo. A rilanciarlo, in carenza di vocazioni, ha contribuito, oltre una quindicina di anni fa, l’arrivo dall’America Latina di un nucleo di suore “sacramentarie” che si sono perfettamente inserite.

AUTORE: Giampiero Bedini