Com’è cambiata Ntambue

Impressioni di don Maurizio Cuccato di ritorno da un breve viaggio in missione

Oltre 20 anni di impegno missionario uniscono la storia della diocesi ternana a quella di Ntambue, dove la cooperazione missionaria tra le Chiese ha portato diversi sacerdoti e laici. Missionario in Africa è stato don Maurizio Cuccato, attuale parroco a Giove, che di recente è tornato a Ntambue per un breve periodo. “Sono tornato in Africa per ringraziare personalmente tutti coloro che hanno pregato per me durante la mia improvvisa malattia, che mi ha costretto, qualche anno fa, a lasciare l’Africa e a tornare in Italia – racconta -. Ho voluto così mostrare loro il mio affetto e salutarli di nuovo. Devo dire che ho trovato un’Africa un po’ diversa da come l’avevo lasciata. La missione di Ntambue ha assunto una guida più africana con i sacerdoti e animatori che in questi anni si sono formati e che ora sono parte attiva della diocesi di Kananga – aggiunge don Maurizio -. Certo mi è sembrata un po’meno la nostra casa, ma questo è anche nello scopo e lo stile di una cooperazione tra Chiese sorelle, dove deve esserci uno interscambio e collaborazione”. Una situazione in divenire che, per quanto riguarda l’aspetto economico, presenta nuovi problemi, in parte legati alla crisi mondiale, in parte conseguenti alle povertà africane difficili da superare. “La recessione economica è meno forte rispetto all’Occidente, anche se, con il potere d’acquisto del dollaro in discesa, per molti non è più possibile accedere ad alcuni beni, mentre la quotidianità è sempre fatta di piccole cose, di ristrettezze a cui sono abituati; per questo mi sembra che la crisi abbia avuto minori effetti”. La diocesi di Kananga intanto si organizza a livello pastorale e caritativo. “Oggi c’è anche la Caritas che funziona nella diocesi e arrivano cibi migliori da mangiare e altri aiuti – spiega don Maurizio -. In questo ultimo viaggio a Ntambue abbiamo portato medicine, vestiario e denaro soprattutto per gli anziani, malati e vedove ai quali destinare la carità dei nostri benefattori”. Si sa che la missione non è solo fatta di opere materiali e caritative ma è evangelizzazione e crescita nella fede di una Chiesa giovane. Fanno allora pensare le parole di don Maurizio quando racconta di aver visto alle celebrazioni meno giovani rispetto a qualche anno fa; persone che sono andate altrove, insomma un calo nelle presenze e nella partecipazione. “La realtà è cambiata, loro hanno ritmi e modi di vedere e di impostare le cose diversi – conclude -; comunque c’è ancora da fare tanto, speriamo di riuscire”. La missione continua, cominciando dalla memoria dei missionari martiri che sarà celebrata il 24 marzo alle ore 18 con la preghiera in piazza della Repubblica e a seguire la processione fino alla chiesa di san Lorenzo per la meditazione proposta dal Centro missionario diocesano e dalla Comunità di Sant’Egidio.

AUTORE: Elisabetta Lomoro