Come splendida mimosa ha profumato di luce secoli di storia

La Chiesa nursina si prepara a celebrare il "dies natalis" di Santa Scolastica

Archiviato il mese di gennaio, che ci ha riproposto la tradizionale festa di Sant’Antonio in tutto il territorio e la venticinquesima rassegna delle Pasquarelle a Cascia, eccoci a febbraio, che secondo diversi detti popolari viene “bollato” come corto e cattivo ( “Se gennaio non fa i suoi fatti, febbraio ci darà cose da matti’ – ‘Febbraio febbraiuccio sei corto e cattivuccio, febbraio e febbraietto sei corto e maledetto”). In questo inverno che non sa di inverno, perché le temperature si sono mantenute sempre al di sopra della media stagionale, giunge gradita la festa di santa Scolastica, la sorella gemella del grande Benedetto. Viene riproposta ancora una volta una preziosa testimonianza di santità al femminile, un profumo di mimosa in un contesto religioso dove gli uomini hanno avuto costantemente un ruolo dominante. E la Chiesa nursina, celebrando il Dies natalis di Scolastica, attraverso la distribuzione della mimosa intende far pregustare un assaggio di quella primavera che Benedetto innestò su un mondo fatto di incertezze e di paure. Scolastica rappresenta quel tocco di grazia femminile che rende accessibile anche ai più sprovveduti una regola maschia come può essere quella benedettina. Questa manifestazione, nello stesso tempo, anticipa di qualche giorno la festa “laica” dell’ 8 marzo, fatta sua dal femminismo. Si vuole in qualche modo ricordare a tutti che non ci sono due tipologie di donna, una sacra ed una profana, ma è la stessa che si esprime ora nel dono verginale, ora nella maternità, ma anche nell’affermazione dei propri diritti, talvolta calpestati dallo strapotere maschile. Il ruolo della donna anche nella Chiesa è essenziale: essa indica la strada dell’accoglienza, del ricevere e del dare senza limiti. Tutti dobbiamo essere “madre”, ovvero siamo chiamati a generare a nuova vita il ‘prossimo’. Scolastica emerge nel mondo femminile per il suo dono totale al Cristo e si propone per il suo nascondimento, per la preghiera fervida, per la solidità delle sue scelte nella piena condivisione della regola dettata dal fratello. Insomma, una splendida mimosa, che ha profumato di luce e di bene tanti e tanti secoli di storia. La celebrazione seguirà il canovaccio usuale: nel pomeriggio della vigilia, presso il monastero delle monache benedettine di Sant’Antonio, vi sarà il canto dei vespri. Da lì una lunga processione si snoderà per le vie della città fino a giungere nella basilica di San Benedetto, dove si svolgerà il rito dell’Eucarestia e si procederà alla benedizione e alla distribuzione dei fascetti di mimosa. Il giorno 10, sempre nella basilica di San Benedetto, ci sarà una solenne concelebrazione, presieduta dall’arcivescovo mons. Riccardo Fontana. L’inizio di febbraio ci ha regalato alcuni riti “minori”, non per questo meno considerati dalle nostre comunità ecclesiali, quali la candelora e la unzione della gola. La benedizione delle candele e la loro distribuzione appartiene alla liturgia del 2 febbraio. Le candele benedette venivano accese vicino al letto del morente, durante i temporali, si ponevano insieme alla palma tra le messi il giorno di S.Croce, quasi a voler recare in casa e nei campi la benedizione del Signore. Il 3 febbraio altro rito propiziatorio di benedizione alla gola con l’olio di san Biagio, facendo riferimento ad episodi della vita e morte dello stesso. I contadini, poi, sono stati attenti alle condizioni atmosferiche del 2 febbraio, facendo riferimento al detto, seguito più delle previsioni di esperti metereologi, “Per la Candelora dell’inverno semo fora, ma se piove e tira vento dell’inverno semo dentro”.

AUTORE: Gianfranco Flamini