Con Don Matteo l’Umbria “terra ideale per la fiction”

Il presidente Rai Zaccaria in visita al set del film di Pompucci

L’Umbria terra ideale per la “fiction” televisiva, soprattutto dove esistono realtà come quella eugubina. Il fascino del suo tessuto monumentale, la cordialità e la discrezione della sua gente, la qualità della sua conservazione e manutenzione “ne fanno una città meravigliosa – ha sottolineato il regista di Don Matteo Leine Pompucci – un’oasi di lavoro tranquilla, un luogo ideale per festival ed eventi. Conservatela”. E’ quanto emerso nel corso della visita che il presidente della Rai Roberto Zaccaria, accolto dal sindaco Ubaldo Corazzi, ha effettuato a Gubbio per vedere da vicino il set di Don Matteo. Della fiction, delle ricadute e delle implicazioni si è poi parlato nel corso dell’incontro svoltosi presso il “Centro Servizi Santo Spirito”. L’on. Giuseppe Giulietti l’ha definita “una industria che racconta i territori, li fa conoscere al mondo, crea lavoro”, sottolineando la lungimiranza dell’Amministrazione comunale nel garantire la migliore collaborazione per sviluppare un settore così importante. Il parlamentare ha suggerito di inserire nel prossimo “forum dell’informazione”, che si svolge a Gubbio con frequenza annuale, l’ampliamento delle attività formative per preparare professionalità per il mondo della fiction. Ha poi proposto al presidente Zaccaria di realizzare a Gubbio un “punto di riversamento Rai” capace di servire meglio l’alta Umbria ed i territori delle Marche. Nel suo intervento Zaccaria, oltre a documentare con gli indici di ascolto la qualità della produzione italiana ed a prevedere per Don Matteo un progetto a lungo termine, ha difeso la televisione pubblica (“una fabbrica di libertà da tenere aperta”), la satira (“quando si spegne, si spegne la libertà”), l’informazione. Applauditi gli interventi degli attori Terence Hill (“Gubbio la più bella città dell’Umbria, discrezione e affetto sono ben bilanciati”), Nino Frassica e del produttore Alessandro Jacchia.

AUTORE: Giampiero Bedini