Con il sorriso di un ‘papà’

Al ritorno dalla visita ad limina apostolorum, abbiamo intervistato il nostro vescovo mons. Giovanni Scanavino, per farci raccontare quanto emerso nell’importante incontro con il Papa, relativamente alla nostra diocesi. Eccellenza, con l’immagine del ‘giardino’ Giovanni Paolo II le affidava la guida pastorale della nostra Chiesa locale. Con quale immagine ha presentato a Benedetto XVI la situazione della nostra diocesi?’Quando Benedetto XVI pensa alla nostra diocesi, si rifà immediatamente alla cattedrale di Orvieto. Una cattedrale eccezionale, che richiama subito al suo significato artistico ed eucaristico. I due aspetti vanno di pari passo e ci ricordano la nostra vocazione ecclesiale che deve costantemente coniugare la creatività artistica con il mistero eucaristico: una chiesa bellissima, cui deve corrispondere una Chiesa sempre più eucaristica, che si lascia modellare di continuo dal mistero che celebra. Al contempo una comunità cristiana che fa conoscere la sua fede attraverso l’illustrazione dell’arte che l’ha arricchita nel tempo, come un patrimonio artistico e religioso inconfondibile’. Quale aspetto ha particolarmente interessato il Papa? ‘È stata una conversazione molto familiare, distesa, purtroppo racchiusa in un quarto d’ora. Mi ha colpito la sua capacità di ascolto: voleva più sentire che interrogare. Siamo partiti dagli aspetti più personali e il Papa si è subito interessato al mondo agostiniano, agli studi e ai personaggi che hanno caratterizzato finora il mondo accademico dell’Augustinianum di Roma, così caratteristico in Europa. Riguardo alla nostra diocesi, si è soffermato sul tema delle vocazioni e della famiglia, esortandoci a ridare a questa tutta la forza rigeneratrice. Ha seguito con attenzione la descrizione del tessuto religioso del nostro territorio e dei problemi che rimangono dopo la recente unificazione a tavolino delle due diocesi di Orvieto e Todi. Conosce bene le caratteristiche del nostro territorio: l’aspetto più eucaristico di Orvieto e Bolsena e quello più francescano di Todi intorno alla figura del beato Jacopone. Ci ha incoraggiati a valorizzare a livello diocesano il santuario dell’Amore Misericordioso di Madre Speranza a Collevalenza, suggerendomi di chiedere alla Sacra Penitenzieria l’indulgenza plenaria, come il Perdono di Assisi, per la festa del santuario. Ci siamo soffermati in particolare sulla nota della spiritualità eucaristica della diocesi. Qui ha ricordato la sua partecipazione come cardinale della Congregazione per la dottrina della fede alla festa del Corpus Domini a Orvieto, e l’ho visto assai interessato al discorso della coniugazione dell’arte con la fede. Gli ho illustrato i progetti in atto della Commissione dei beni culturali della diocesi e dell’Opera del duomo di Orvieto relativi alla cattedrale, e con un grande sorriso mi ha fatto capire che possiamo anche tentare un prossimo invito. Nel salutarlo con una commozione incredibile ho fatto appena a tempo a ringraziarlo per tutto quello che fa e dice, per come lo fa e lo dice, in particolare per la monumentale enciclica Dio è amore, che sto veramente imparando a memoria’. Come vescovo, in che modo ha vissuto questa esperienza di comunione con ‘Pietro’? ‘Era la prima volta che parlavo a tu per tu con un Papa. La malattia di Giovanni Paolo II mi aveva impedito un vero dialogo. Adesso finalmente avrei potuto. Quel quarto d’ora l’ho sognato diverse notti, forse troppo. Avrei dovuto avvicinarmi con meno preoccupazione. Proprio la ‘conferma di Pietro’ avrebbe dovuto interessarmi di più, la sua conferma di fede. C’è stata di fatto, con la serenità, il sorriso e la sicurezza di un vero papà ottantenne, mentre io ero più preoccupato di quello che avrei dovuto dire. Anche questo stile si impara; sarà per la prossima volta!’

AUTORE: Michela Massaro