Con la luce nel cuore

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Una giovane donna, molto giovane, stava per partorire, era finito il tempo. Era in cammino col suo sposo per obbedire alla legge del censimento; si faceva notte, bussarono a tante porte, ma ogni locanda era piena. Siccome era un paese di pastori, trovarono alla fine una stalla ben riparata, con un tappeto di paglia; i pastori erano fuori con le pecore, avevano lasciato dentro un bue e un asino. I miti animali, quando videro i due viandanti, così stanchi e smarriti, li guardarono con occhi buoni e pazienti. La giovane donna raccolse le sue poche cose – i poveri panni per il piccolo – e si distese, sfinita e con le doglie che cominciavano. Non fu lunga l’attesa, e nel silenzio della stalla risuonò il primo vagito; la piccola mamma respirò a lungo stringendo il bimbo così tenero e bello, fissandolo commossa: i suoi occhi intravidero il cielo stellato e il suo cuore fu colmo di paradiso. Aveva tanto pregato e ‘sapeva’ il suo grande mistero. Le due bestie nella loro mitezza contemplarono il piccolo e si avvicinarono per dargli un po’ di tepore. Lo sposo pregava in un silenzio di amore e di fede, un po’ ansioso per lei e per il bambino. Intanto i pastori stavano ritornando alla stalla, non sapevano bene perché: c’era nell’aria come un’agitazione, un respiro di nuovo, oltre al rumore di gente che arrivava e si muoveva da ogni parte. Volevano tornare nella tranquillità della loro stalla; le pecore seguivano da lontano, stanche e sparse qua e là, alcuni agnellini li avevano presi sulle spalle i pastori. Quando furono sulla soglia non videro il buio, ma una luce soffusa, e sulla paglia una giovane donna che abbracciava un bambino bellissimo, e vicino un uomo, stanco e pensoso, a proteggerli. I pastori erano gente di lavoro, che non entrava spesso in sinagoga: pregavano il Dio di Abramo nei loro cuori e nella veglia notturna dentro la stalla, ma conoscevano qualche profezia. Ora, lì, davanti ad un bambino così bello che mandava luce, non poterono fare a meno d’inginocchiarsi di fronte al mistero, che stupiti accoglievano nella purezza del loro cuore. Al loro stupore si unì una visione di angeli e un canto sommesso di gloria. Non poterono fermarsi, si guardarono in silenzio e si alzarono per tornare tra la gente ed annunciare quello che avevano visto: c’erano i sapienti, i dottori della legge, i severi sacerdoti che non avrebbero dato ascolto a poveri e ignoranti pastori. Ma la luce degli angeli e l’assorta meraviglia li trasformava e li rendeva consapevoli che si stava avverando qualcosa di grande e già proclamato dai profeti. Non poterono tacere e fecero l’annuncio di ciò che avevano veduto. La loro voce ruppe il silenzio, a poco a poco la gente si svegliò; molti non dormivano, stavano discutendo sugli avvenimenti della giornata, sulle decisioni di Roma che aveva ordinato un censimento per stabilire quanti popoli fossero in suo potere. E intanto, nella stalla, quel bambino proclamava senza parole che il Signore Dio, padrone del cielo e della terra, era sceso dal silenzio dei secoli per annunciare che il ‘tempo era venuto’, che le profezie si stavano avverando. La giovane mamma adorava e ripeteva nel suo cuore quel Magnificat che solo la cugina aveva ascoltato. Lo sposo adorava umile la volontà di Dio.