“Con la testa sono sempre nella loro terra”

La voce degli immigrati

Per comprendere il dramma degli immigrati (la loro presenza è forte anche a Bastia Umbra), più che ricorrere a freddi dati statistici o numerici, è importante sentire dalla loro voce, raccontare la storia della propria vita. Cominciamo con Teresa, rumena di 46 anni, che vive e lavora a Bastia Umbra prestando assistenza a un’anziana; è da un anno che risiede qui, da un solo giorno è riuscita a ricongiungersi con suo figlio Alin, 18 anni, che ha terminato le scuole superiori in Romania. Ci dice: “E’ voluto venire proprio lui in Italia per lavorare, nella nostra terra non ci sono posti di lavoro”. E’ commossa quando parla degli altri tre figli rimasti in Romania e che deve mantenere con una retta di 170 euro al mese. Le chiediamo cosa fa suo marito e lei risponde: “E’ in Romania, non ha fissa occupazione, per lo più lavora la terra: la povertà è grande nel nostro paese”. La donna vive a Bastia Umbra in un appartamento di piazza Mazzini, anche i suoi 5 fratelli vivono da tre anni a Bastia nelle abitazioni dove prestano assistenza; il desiderio più grande di Teresa è quello di riunire la famiglia in Italia. Chi ci offre, invece, una riflessione sul problema dell’inserimento degli stranieri nel territorio è un uomo albanese, volontario da tre anni allo sportello Immigrati dell’Uvisp di Bastia Umbra: “Il problema dell’emarginazione dipende anche dall’atteggiamento di alcuni immigrati che si autoisolano; dai discorsi fatti nei luoghi di ritrovo percepisco che “con la testa sono sempre nella loro terra”, quindi non sanno integrarsi con una cultura diversa”. Concludiamo con Sara, 38 anni dall’Ecuador, è a Bastia Umbra da meno di tre anni, separata, ha tre figli da mantenere da sola. “Il maggiore problema – ci dice – è stato quello di avere il permesso di soggiorno; per quanto riguarda l’inserimento, è buono a livello sociale, soprattutto con gli operatori assistenziali, più difficile sul fronte lavorativo. Comunque, non ho intenzione di tornare in Ecuador perché lì non c’è futuro né per me né per i miei figli”. Per completare il quadro sugli extracomunitari, con la coordinatrice del Cvs tracciamo un bilancio tipo delle spese che deve affrontare un immigrato per vivere. Ad esempio un’immigrata, che deve mantenersi da sola con due figli a carico, guadagna circa 750 euro al mese (350 euro in nero ottenuti come collaboratrice domestica e 400 euro in busta paga con lavoro fisso) da cui deve sottrarre 300 euro per l’affitto. Rimangono all’extracomunitaria solo 450 euro per vivere.

AUTORE: Silvia Buzi