Con Lui o senza di Lui cambia tutto

È questo il sottotitolo dell’evento internazionale promosso dal Comitato per il progetto culturale della Cei, “Dio oggi”, svoltosi a Roma dal 10 al 12 dicembre. Si sono succedute, con ritmo intenso, delle interessanti riflessioni (cfr. il sito internet www. progettoculturale.it), da cui riprendo qualche spunto, tenendo avanti agli occhi il mistero del Natale di Gesù. Chi cerca umilmente e onestamente la verità scopre, prima o poi, di essere già cercato da Qualcuno che gli cammina a fianco in modo discreto, dialogante, amichevole, come nell’esperienza dei discepoli di Emmaus. Dio sceglie di entrare nella storia di ciascuno come fece a Betlemme: nell’umiltà e nella povertà, accettando di amare e servire, pazientare in modo direttamente proporzionale all’inospitalità, alla chiusura, all’indifferenza, all’arroganza, alla violenza. Fino alla morte di croce, vertice della sua vita in mezzo a noi, fino al dono totale di sé nella Pasqua. Dio in Gesù porta a compimento quello che aveva operato in favore d’Israele. L’esodo del suo popolo dalla schiavitù alla libertà diventa l’esodo dell’umanità intera nella Pasqua cristiana. Gesù, infatti, significa “il Signore salva, libera”. Egli è Emmanuele, “Dio con noi” (Mt 1,23). Viene a liberaci facendosi carne (sarx), piantando la sua tenda (eskenosen) in mezzo a noi. San Paolo afferma che Gesù si è “svuotato (ekenosen) e umiliato (etapeinosen)” (Fil 2,7-8). È il suo esodo, la sua kenosi, il suo abbassarsi, il suo scendere fino all’abisso della nostra miseria, raffigurato nella stalla di Betlemme, per guidarci / portarci / innalzarci alla gloria divina del Figlio “pieno di grazia e verità” (cf parabola del buon pastore, l’episodio del buon ladrone, Zaccheo…). In questo modo egli si presenta misericordioso. “Nulla mostra maggiormente la Sua misericordia, quanto l’aver Egli assunto la nostra stessa miseria” (san Bernardo). Come mai allora è difficile incontrarlo? Qualcuno ha detto: “L’uomo è un re che crede di essere un mendicante”. Un altro ha risposto:”L’uomo è un mendicante che crede di essere un re”. Sono due difficoltà reali: credere di non valere nulla e disperare; crederci onnipotenti diventando presuntuosi e arroganti. Maria ha superato l’una e l’altra deriva definendosi “l’umile serva del Signore”. “Dio, nessuno lo mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato” (Gv 1,18). Gesù resta il passaggio obbligato per l’incontro con Dio. E per seguire Gesù occorre farsi piccoli come bambini, lasciarsi affascinare dal suo amore, ascoltare la sua parola, contemplarlo, accoglierlo, entrare nella sua amicizia, lasciarsi accompagnare verso la casa del Padre dove finalmente vedremo Dio faccia a faccia. “A quanti lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio” (Gv 1,12). Una reale figliolanza per mezzo del Figlio unigenito nei confronti di Dio Padre e un’altrettanto reale fraternità nei confronti di ogni altro uomo. Con Lui o senza di Lui cambia proprio tutto. “Ecco: sto alla porta e busso” (Apoc 3,20).

AUTORE: Domenico Cancian