Confcooperative. Cento anni di storie di lavoro e di solidarietà

Martedì 3 dicembre presso la Sala dei Notari a Perugia si terrà l’evento celebrativo dei 100 anni di Confcooperative. Ne parliamo con il presidente regionale Carlo di Somma .

Di Somma, cento anni sono tanti. Anche l’associazione regionale è così antica?
“Confcooperative è stata fondata nel 1919 quindi quest’anno festeggia i suoi 100 anni. La celebrazione è stata fatta in tre occasioni: una a marzo, con l’udienza da Papa Francesco, poi a maggio, a Roma, dove è venuto anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. In Umbria l’associazione regionale è nata molto dopo, ma prima c’erano le Unioni provinciali, Conf Terni e Conf Perugia”.

Qual è il tema centrale che avete scelto per questo evento celebrativo?
“Il titolo “Cento anni di storie”, e così proveremo a raccontare la storia di una cooperativa per ogni settore di attività, non per forza la più antica. Saranno presenti una cooperativa nel settore della sanità, che sarà la cooperativa che rifornisce di farmaci le farmacie private in quasi tutto il centro Italia; la cooperativa dei pescatori del Lago Trasimeno che di anni ne fa 91; daremo il premio alla cooperativa di Villa Pitignano che dopo 100 anni di vita, quest’anno, la stiamo trasformando per avere una seconda giovinezza da cooperativa di consumo in una cooperativa di comunità”.

Ricordiamo cosa sono le Cooperative di comunità…
“Sono quelle cooperative che mettono al centro dell’azione un territorio, un bene o un servizio che voglio rendere specie nelle aree un po’ più disagiate, un po’ più abbandonate anche dalla popolazione, per rivitalizzare quella parte di territorio“.

Proseguiamo con le storie…
“Un’altra storia che presenteremo il 3 dicembre è quella della cooperativa sociale della Valnerina, “L’Incontro”, che ha circa 35 anni e si occupa di servizi alla persona. Poi ci saranno cooperative agricole, probabilmente una cantina. Insomma racconteremo le storie di sette cooperative che parleranno del loro passato ma soprattutto di cosa intendono fare nel futuro”.

Cento anni. Ma la cooperazione è ancora capace di dare delle risposte di lavoro e di servizi?
“Sicuramente. Una delle storie che racconteremo è proprio di una di queste cooperative di la
voratori che hanno recuperato le loro aziende in crisi e le stanno facendo rinascere. Ne abbiamo due o tre esempi in Umbria”.

Di quali aziende si tratta?
“Nell’orvietano la Red Color. Delle signore che avevano perso il loro lavoro, hanno ricomprato anche i macchinari e ora fanno vestiti, moda per donna. La Carpenterie Metalliche Umbre, che sono le ex officine meccaniche di Bastia rilevate da tutti gli ex lavoratori che hanno investito lì tutto il loro TFR e la loro disoccupazione e le stanno facendo rinascere. Hanno vinto anche una commessa per rifare i gate dell’aeroporto di Linate. E poi il settore alimentare dove la ex Novelli è stata rilevata dai lavoratori che hanno fondato la cooperativa Ternipan che sta facendo il pane per la città di Terni”.

Queste operazioni molto concrete sono anche accompagnate da una riflessione sul tema dell’economia, di una economia sostenibile, umana?
“Siamo firmatari insieme con altri organismi del Manifesto della Fondazione Symbola “Per una economia a misura d’uomo contro la crisi climatica” in parallelo all’Economia di Francesco. Siamo anche promotori sia di un bando per le cooperative di comunità ma anche di misure di accompagnamento per i lavoratori che riprendono in mano le aziende in crisi. Un bando nazionale che verrà proposto anche a livello locale”.

Alla Sala dei Notari parlerà di “Cento anni a servizio del Paese”. Quale sarà il messaggio centrale?
“Il messaggio centrale sarà che noi siamo inchiodati nell’art. 45 della Costituzione che definisce i contorni e l’essenza dell’impresa cooperativa e affida alla Repubblica il controllo, la promozione e la vigilanza sulle imprese cooperative.

Inchiodati in questo articolo noi progettiamo il nostro futuro per dire anche alle giovani generazioni che è possibile darsi da fare, è possibile crearsi un lavoro anche quando non c’è, e noi ci mettiamo a disposizione per dare non solo informazioni ma anche i primi servizi e qualche aiuto finanziario per chi vuole vivere questa avventura nei caratteri dell’impresa cooperativa”.

Su questo fronte del lavoro con i giovani voi avete già attivato diversi progetti. Avete già fatto un primo bilancio?
“Nella mattinata del 3 dicembre presenteremo anche gli 8 progetti per i giovani che sono stati selezionati e i giovani ci diranno la loro idea e quello che faranno. A breve inizieranno la formazione per arrivare alla creazione di impresa e poi avranno i primi accompagnamenti finanziari per poter farpartire l’impresa”.

Questo è un progetto gestito in toto da Confcooperative. Ci sono anche altri progetti che avete realizzato in collaborazione con altri soggetti. Penso alle Officine Fratti in centro a Perugia…
“Officine Fratti è un altro successo
che sta andando abbastanza bene. Va bene anche lo spazio di coworking Binario 5 sempre a Perugia ma a Fontivegge. E sempre su Perugia facciamo parte della cordata che ha vinto il progetto del Mercato coperto. E lì noi porteremo i prodotti dell’agroalimentare cooperativo con il marchio ‘Qui da noi’ che è un marchio nazionale messo a disposizione da Confcooperative nazionale”.

Torniamo ai 100 anni. Come sono stati?
“Sono stati molto ricchi. Abbiamo visto un Paese che è cambiato radicalmente. Abbiamo vissuto anche noi, come tutte le altre organizzazioni di rappresentanza e associative, il periodo buio dei 20 anni del fascismo; abbiamo reagito, e nel dopoguerra abbiamo ricostruito, siamo ripartiti con entusiasmo, con forza e con grande sacrificio.

Oggi siamo la maggiore associazione di rappresentanza italiana del movimento cooperativo, non ci sentiamo per questo arrivati ma stiamo sempre cercando di migliorarci e di dare sempre più servizi alle nostre associate per fare in modo che chiunque sia dentro Confcooperative ne capisca non solo i valori, non solo l’utilità, ma soprattutto il valore di poter dire che il lavoro fatto con le proprie mani di persone che si uniscono può essere una grande storia di successo”.

Confcooperative rappresentava le “cooperative bianche”, quelle che erano espressione del mondo cattolico. Cosa rimane di quell’ispirazione storica?
“Rimane tutto ed è tutto scritto nell’art. 1 dello Statuto che fa esplicito riferimento alla Dottrina Sociale della Chiesa. Non abbiamo cambiato rotta e non abbiamo nessuna intenzione di farlo”.

Oggi in che rapporto siete con le antiche rivali “cooperative rosse” e con le altre grandi reti cooperative?
“C’è un coordinamento nazionale che si chiama “Alleanza delle cooperative”. Arriveremo un domani ad un’associazione unica per tutto il movimento cooperativo? Questo non lo so. È un cammino un po’ difficile, però è un cammino nel quale noi pervicacemente stiamo cercando di andare avanti. Penso che una eventuale unificazione non debba essere solo una somma di quelle anime ma dovrebbe essere una riscoperta dei reciproci valori in una sintesi ulteriore che possiamo mettere a disposizione del Paese”.

Maria Rita Valli