Creatività da sfruttare

Intervista al sindaco Di Girolamo a un anno dall’elezione

È passato un anno da quando Leopoldo Di Girolamo, medico ternano con la passione per la politica che lo ha portato alla Camera e in Senato in tre legislature, è divenuto primo cittadino di Terni, alla guida di una città in piena trasformazione economica e sociale, una città combattuta tra tradizione e innovazione. Sindaco, qual è l’identità oggi di Terni? “È una città in trasformazione continua da quando, con le grandi crisi dagli anni Ottanta in poi, ha mutato la sua identità di città manifatturiera. Oggi vi convivono diversi aspetti: il manifatturiero rimane un punto importante di storia e ricchezza; c’è poi una rete di qualità nel settore dei servizi alla persona, soprattutto in quello sociale e sanitario; una rete d’imprese nel settore della cultura, anche se non ancora adeguatamente robuste e consolidate. Una città che ha aumentato la sua attrattività nel settore del commercio e in parte in quello turistico, seppure ancora non abbia acquisto quel ruolo rilevante che vorremmo. Quindi una città complessa, che non ha trovato ancora il suo punto di caduta”. Ci sono le forze, la creatività, l’ambizione imprenditoriale per rinnovare non solo l’economia, ma un tessuto sociale forse un po’ troppo appiattito? “La storia di questa città è fatta prevalentemente di un’imprenditoria esogena. Le fabbriche, la stessa acciaieria, il settore chimico sono state create tutte da imprenditori provenienti da altre regioni o addirittura stranieri. Però, negli ultimi anni si è venuta strutturando una classe imprenditoriale locale più dinamica, più attenta all’innovazione, con esperienze in alcuni settori strategici importanti, da irrobustire: come quello dei nuovi materiali, la chimica verde, le energie rinnovabili soprattutto nel solare, fotovoltaico e termodinamico, la lavorazioni di materiali compositi della nautica, o nell’aerospaziale con lavorazioni di precisione e leghe delicate da maneggiare”. Ricerca, innovazione, cultura: come declinare nel concreto queste nuove forme di sviluppo? “Il settore della ricerca nel nostro Paese purtroppo vive delle grandi difficoltà, con scarsi investimenti. Terni con fatica sta mettendo in piedi delle esperienze, alcune già attive altre in via di realizzazione, nei due settori dell’ingegneria, con il Centro delle nanotecnologie e dei materiali polimerici che ha consentito lo sviluppo di alcune esperienze industriali, e quello sull’aerospaziale, con legami con le industrie locali. C’è poi tutto il settore dell’acustica con il Laboratorio di misurazione; quello sulle scienze della vita, sia con il laboratorio del prof. Crisanti sulle biotecnologie applicate alle trasmissioni delle malattie da zanzare, sia con quello inaugurato recentemente del prof. Giordano sulla biotecnologie applicate al settore oncologico e alle malattie degenerative. Inoltre, nel settore della cultura, negli anni passati si è lavorato per fertilizzare la città con varie iniziative e con il recupero di spazi comuni: il nuovo museo, la nuova pinacoteca, il nuovo teatro, a fine anno la nuova Casa della musica, per dare spazi a chi fa animazione e promozione culturale in città, pensando alla cultura come infrastruttura economica e non solo come elemento ludico. Questo può essere l’elemento capace di promuovere il futuro anche dal punto di vista economico”. Per i giovani ternani ci sarà possibilità di esprimersi in questi settori? “Sicuramente molti progetti sono legati al territorio: tutto il settore della musica con l’istituendo liceo musicale, la Casa della musica, il Briccialdi. Un circuito importante, in cui le energie giovani della città che operano in questo settore possono fare anche produzione e promozione. Nel settore del teatro e dell’arte figurativa c’è un aumento di frequenze, mostre, esperienze anche di avanguardia. Per il Centro multimediale c’è un interessamento di Sky per l’uso dei teatri, l’avvio di sinergie con la federazione delle web tv, un’esperienza interessante che sta crescendo e che oggi sembra molto apprezzata”. Lei ha promosso più volte un metodo partecipativo delle varie componenti sociali. Come verrà attuato? “In questo anno abbiamo avuto indubbiamente grandi difficoltà con l’emergenze di bilancio, come è stato un po’ per tutti i Comuni. Il bilancio 2010 vede una riduzione importante della capacità di spesa: 8 milioni di euro in meno sono una bella quota, in termini di minore opportunità che il Comune mette a disposizione della città. Anche per far fronte a questa situazione abbiamo iniziato a rapportarci con il mondo locale, facendo incontri con associazioni culturali, del sociale, economiche, dello sport, per cercare di arrivare a veri e propri Piani articolati per settori. Abbiamo dato il via da poco al Piano regolatore del sociale, che cerca di ridisegnare la tipologia dei servizi forniti ai cittadini senza cadere nell’assistenzialismo, ma che deve servire al sostegno e promozione. In questo la leva del volontariato sociale è fondamentale perché ci consente di arrivare a fasce di cittadini che altrimenti diventano marginalizzate e marginali. Considerando che la città è fatta non solo di chi può alzare la voce, ossia di persone che per cultura o per ruolo sociale possono farsi sentire, ma anche di chi magari non ha voce o un mediatore disponibile nei confronti dell’Amministrazione. Per noi questa rete è fondamentale per dare il senso di una comunità vera. Nella carenza di risorse, chiederemo loro uno sforzo ancora più importante rispetto a quello – pur rilevante – che oggi già fanno”. Come sviluppare una cultura del bene comune in una città dove spesso si notano troppi particolarismi?“La nostra globalmente è una città solidale; questa cultura è già nella sua storia. Certo, in questi anni, la frammentazione sociale ha prodotto anche fenomeni di particolarismo. Ma la cultura del bene comune si sviluppa proprio attraverso il confronto e il porsi come soggetto plurale dentro una dinamica cittadina. Il Comune non deve avere né la presunzione né essere l’unico soggetto che gestisce la vita della città. Ci sono molteplici soggetti che vanno messi in rete nella discussione, nel confronto e nella ricerca delle soluzioni”.

AUTORE: Elisabetta Lomoro