Credere in un’altra pace

0
1147

Mentre le urne sono deserte, le piazze sono affollate. Forse può essere questa la fotografia di un Paese e della sua voglia di partecipazione. Non la pretesa di un’analisi sociologica, quasi una radiografia della politica, piuttosto la lettura di un sentimento nuovo.

Va crescendo un’esigenza di partecipazione ma che si lascia portare in strada dalla testimonianza di chi ci crede davvero e mette a rischio la propria vita. Non a caso le piazze si sono riempite particolarmente come sostegno e identificazione con la missione di Global Sumud Flotilla, in qualche modo trascinate dalla testimonianza autentica di chi metteva in gioco i propri corpi. E non è affatto vero che non serva a niente sventolare le bandiere. Sono pronto a scommettere che sono state proprio quelle manifestazioni che si svolgevano in tante strade del mondo, ad aver favorito l’accelerazione della solerzia dell’amministrazione Trump.

Certo, un ruolo importantissimo l’ha avuto anche la Sala dell’Assemblea generale dell’Onu semideserta durante il discorso pronunciato da Netanyahu. Insomma le piazze contano eccome! E quella della Perugia Assisi, ideata e proposta da Aldo Capitini, è sicuramente la Marcia per eccellenza, un unicum al mondo.

In questa edizione, forse la più affollata di tutte, confluivano tutte le emozioni, sentimenti e piattaforme concrete delle manifestazioni che si sono tenute negli ultimi mesi in tante città italiane. Ma l’attenzione degli organizzatori ha fatto in modo che non tutto fosse concentrato sul massacro/genocidio operato dalle Forze armate israeliane nella Striscia di Gaza ma che si ponessero al centro anche gli altri conflitti armati in corso e le violazioni dei diritti umani su vasta scala.

Per questa ragione ad aprire la marcia c’erano testimoni di società civile organizzata di Sudan e Sud Sudan, di Repubblica Democratica del Congo, Ucraina, Colombia e di tante altre nazioni. Come è tipico della Perugia Assisi c’è stato un popolo colorato e vario che comprendeva gli spezzoni delle grandi sigle associative e sindacali, quelli dei partiti della sinistra e famiglie con bambini, tante. E a proposito della partecipazione dei bambini – vera novità di questa edizione – c’è da sottolineare l’iniziativa di una marcia nella marcia che li ha visti protagonisti.

Da anni la Fondazione PerugiAssisi sta investendo molto nell’educazione alla pace. Vedere i girotondi e la festa dei bambini ci riporta alla festa di quegli altri bambini di Gaza e delle famiglie di Israele. Gli ostaggi sequestrati il 7 ottobre e sopravvissuti ritornano a casa, le bombe non cadono più sulla Striscia, molti prigionieri palestinesi vengono finalmente liberati: si tratta di un risultato indiscutibile e più che apprezzabile al di là di ogni altra considerazione.

Ciò che nessuna intelligenza lucida ha potuto condividere è stato piuttosto il tono e il “contenuto” dell’intervento di Trump alla Knesset. Il tono perché è stato autocelebrativo di se stesso ed elogiativo oltre ogni misura del suo staff. Il contenuto ha raggiunto il livello più infimo quando ha ringraziato e lodato innanzitutto il primo ministro del governo, poi tutti i membri del governo stesso, il popolo israeliano e le Forze di Difesa Israeliane per il loro sacrificio e dedizione (sic!).

Ecco, il popolo della pace che ha marciato domenica scorsa da Perugia ad Assisi crede in un’altra pace, quella che non si identifica con il prodotto della guerra, che si coniuga con la giustizia e si costruisce con percorsi di riconciliazione. Ora che le bombe non cadono più, bisogna tutti rimboccarsi le maniche per creare esattamente quelle condizioni.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here