Critiche a Papa Francesco. E la nostra posizione?

“La posta in gioco non è la semplice sequela di un leader ma l’attuazione del Concilio Vaticano II”. Potrebbe essere questa la frase che introduce alla comprensione del momento difficile che la Chiesa sta vivendo e che si esprime nelle critiche a questo pontificato, tanto forti da arrivare ad accusare Papa Francesco di tradire la “vera” fede.

Sabato scorso, presso la parrocchia di Olmo che ha ospitato l’incontro promosso dalla Consulta diocesana delle Aggregazioni laicali, don Rocco D’Ambrosio ha offerto ai numerosi presenti una chiave di lettura da un punto di vista che, ha avvertito, non è teologico né spirituale ma si sofferma sulla dimensione umana della Chiesa, perché “la Chiesa è una istituzione umana e divina” e, “umanamente parlando, è una istituzione come le altre”.

L’analisi di D’Ambrosio, docente di Filosofia politica ed Etica politica alla Gregoriana, e che insegna Etica della pubblica Amministrazione presso il Ministero dell’Interno, attinge ai suoi studi sulle istituzioni.

Sabato scorso ha affrontato il tema rimandando spesso al suo libro Ce la farà Francesco? in cui analizza la “sfida” della riforma ecclesiale cui ha messo mano questo Papa.

Questo Papa, ha ricordato D’Ambrosio, ha un programma molto “semplice”: continuare ad attuare il Concilio Vaticano II e riformare la Chiesa cattolica raccogliendo le indicazioni che emersero dai cardinali elettori prima dell’inizio del Conclave convocato per eleggere il successore di Benedetto XVI.

Tra i temi della riforma lo slancio missionario (cui ha dedicato la Evangelii Gaudium), l’opzione preferenziale per i poveri (che è espressione del Concilio), la povertà e sobrietà nella Chiesa, la collegialità episcopale, la promozione del laicato, l’attenzione alla prassi familiare (Amoris Laetitiae), l’impegno ecumenico e di dialogo interreligioso, la cura della natura (Laudato Si’).

Il punto è, ha sottolineato il relatore, che “tutte le istituzioni resistono all’innovazione” ed è un’idea romantica pensare che “una persona brava, capace, ecc, possa cambiare l’istituzione” (continua a leggere sull’edizione digitale de La Voce). 

Maria Rita Valli