Con una solenne cerimonia svoltasi in un’affollata chiesa della Piaggiola, è stato inaugurato il restauro dell’organo realizzato nel 1643 da Luca Neri, unico esemplare seicentesco conservato a Gubbio. Va ad aggiungersi a quelli costruiti da Angelo e Nicola Morettini e ad arricchire il già cospicuo patrimonio di strumenti storici presenti nelle chiese eugubine.
L’intervento, sostenuto dalla Fondazione Cassa di risparmio di Perugia, dalla Cei e dalla Colacem, è stato condotto da Eugenio Becchetti e da Maria Cristina Vinciarelli, con la collaborazione di Sandro Bazzucchi e Renzo Menichetti; ha interessato la parte fonica e quella lignea, oltre alla cantoria.
L’inaugurazione non è stata solo l’occasione per sottolineare l’importanza di uno strumento appena restituito al suo originale splendore e ruolo, ma è stata utilizzata per lanciare un suggestivo progetto: una Rassegna per musica d’organo, per valorizzare un patrimonio ormai cospicuo ed uno strumento rilanciato dalla liturgia e dalla cultura. Lo ha fatto, portando i saluti, il vescovo mons. Mario Ceccobelli, aggacciandosi al fatto che nella diocesi eugubina sono stati recuperati ben quindici organi ed avviata una scuola per organisti, dalla quale sono stati formati musicisti preparati, alcuni dei quali allietano già le liturgie domenicali.
La manifestazione, coordinata da mons. Fausto Panfili, ha registrato la partecipazione e gli interventi della vice presidente della Giunta regionale Carla Casciari, del presidente della Fondazione Cariperugia Carlo Colaiacovo, dell’assessore comunale Marco Bellucci, dei presidenti nazionale e locale di “50&più Fenacom” (che cura la gestione della chiesa della Piaggiola), Borghi e Lucci, del direttore dell’ufficio Beni culturali Paolo Salciarini.
Concludendo la sua relazione, come al solito puntuale e documentata, quasi rafforzando la proposta della Rassegna lanciata dal Vescovo, Salciarini ha detto: “La storia delle tradizioni organarie è al tempo stesso storia di tradizioni religiose, di situazioni economiche e sociali, di artisti e di artigiani, di musica e di musicisti a vari livelli. Studiare l’arte organaria è un modo per far rivivere il passato autenticamente popolare, ma al tempo stesso nobilissimo, delle nostre comunità. Questi tesori, come i documenti antichi, non solo devono essere custoditi, ma anche fatti conoscere e nel caso specifico degli organi, soprattutto fatti suonare”. È stata la migliore introduzione al bel concerto di Luca Scandali, con brani che hanno esaltato la ritrovata voce dell’organo.