Dalla Chiesa il mondo attende segni profetici

I cattolici, e non solo loro, chiedono segnali di indirizzo profetico

Quello che la Chiesa sta vivendo è sicuramente un tempo speciale, dedicato al rafforzamento della sua irrinunciabile indole missionaria. Il messaggio di Benedetto XVI per la Giornata missionaria mondiale invita tutti i battezzati a rendersi ‘servi e apostoli di Cristo Gesù’, seguendo l’insegnamento dell’Apostolo delle genti, san Paolo. Siamo nell’Anno paolino, e della frase di san Paolo ‘Guai a me se non predicassi il Vangelo’ la Chiesa italiana ha fatto il proprio motto missionario, che sintetizza l’essenza stessa della comunità cristiana: annunciare e testimoniare Gesù a tutta l’umanità, senza confini. La felice concomitanza del Sinodo dei vescovi, dedicato alla Parola di Dio, con l’ottobre missionario, all’interno dell’Anno paolino, rende ancora più carico di aspettative il clima sia nelle diverse aggregazioni ecclesiali che nella società civile, dove pare stia maturando un possibile declino delle ambizioni in campo economico. L’imperante ideologia del consumo e del profitto estesa a livello globale ha per lungo tempo fornito le dritte a un sistema di rapporti economici basati su una finanza eretica o, comunque, non certo etica. Non è possibile per nessun credente, qualsiasi sia il suo stato di santità, servire Mammona e nel contempo farsi servo di Dio, lo dice Gesù stesso. E già un importante richiamo in questo senso l’ha voluto dare il Papa, commentando in sede sinodale l’attuale difficile congiuntura economica mondiale e insistendo in più occasioni sulla necessità del cristiano di liberarsi dagli idoli del denaro e del potere, perché ‘sulla sabbia costruisce chi costruisce solo sulle cose visibili e tangibili, sul successo, sulla carriera, sui soldi’, mentre ‘solo la Parola di Dio è fondamento di tutta la realtà’. Le comunità cristiane e tutti coloro che, pur non praticandola o non aderendo alla fede in Gesù Cristo, tendono l’orecchio all’insegnamento morale e sociale della Chiesa universale per trarne sostegno nel loro agire quotidiano, si attendono ulteriori segnali di indirizzo profetico; non tanto sull’ermeneutica delle forme estetiche, dei riti e delle liturgie, o delle procedure giuridiche, ma semplicemente su come affrontare in questo nuovo millennio le pesanti eredità lasciate da quello non da molto trascorso. E qui – per fare ancora riferimento al suo messaggio per la Giornata missionaria mondiale 2008 – il Papa afferma che ‘la violenza, in non pochi casi, segna le relazioni tra gli individui e i popoli; la povertà opprime milioni di abitanti; le discriminazioni e talora persino le persecuzioni per motivi razziali, culturali e religiosi, spingono tante persone a fuggire dai loro Paesi per cercare altrove rifugio e protezione; il progresso tecnologico, quando non è finalizzato alla dignità e al bene dell’uomo né ordinato ad uno sviluppo solidale, perde la sua potenzialità di fattore di speranza e rischia anzi di acuire squilibri e ingiustizie già esistenti. Esiste inoltre una costante minaccia per quanto riguarda il rapporto uomo-ambiente dovuto all’uso indiscriminato delle risorse, con ripercussioni sulla stessa salute fisica e mentale dell’essere umano. Il futuro dell’uomo è poi posto a rischio dagli attentati alla sua vita, attentati che assumono varie forme e modalità’. Così è fotografata da Benedetto XVI l’inquietante parte di realtà con cui la Parola di Dio viene messa a confronto, anche attraverso l’impegno e il sacrificio che a volte giunge fino al martirio di tanti missionari in ogni angolo del mondo. Non sono persone da mitizzare; anzi, se una particolarità eccellente può essere riscontrata nella vocazione del missionario è proprio quella dell’umiltà, del servizio preferenziale ai poveri, vissuto come testimonianza cristiana, annuncio di liberazione. Come cristiani, battezzati, consapevoli del proprio comune cammino di salvezza, non è facile defilarsi da questo percorso iniziato con un esplicito mandato missionario, ‘personalizzato’ in base alle proprie capacità umane e professionali, ma pur sempre vincolante ad un atteggiamento di accoglienza, di condivisione, di fraternità verso l’altro, verso il povero in particolare. Hanno perfettamente ragione, però, quanti affermano che non è necessario andare in giro per il mondo per essere missionari, dato che di persone da evangelizzare e di poveri a cui testimoniare la carità cristiana ne abbiamo in abbondanza anche a casa (e in casa) nostra. È proprio san Paolo, il primo grande missionario, con quel suo ‘guai a me se non predicassi il Vangelo’ che dà testimonianza di quanto il cristiano sia cittadino del mondo, e si senta a casa propria in qualsiasi contesto umano, anche il più degradato e abbandonato, come vera espressione della dignità e libertà dei figli di Dio.

AUTORE: Beppe Magri