Decimo anniversario del gemellaggio con Petrovo Selo

A nove anni dalla morte di don Zefferino Caporali che promosse l'iniziativa

Il 7 giugno 1992 giorno di Pentecoste, don Zefferino Caporali con una piccola delegazione di Castello, è a Belisce, e si incontra con il parroco di Saranjsko Petrovo Selo, don Stefano, profugo, con i suoi parrocchiani, a Valpovo e dintorni, e una delegazione del posto. In quell’incontro vengono poste le basi concrete del gemellaggio, che oltre l’aiuto materiale prevederà un rapporto tra persone, famiglie e chiese, che vorrà essere appoggio, scambio di ricchezze spirituali, cammino insieme. Il progetto si chiamerà “Progetto Selo” e consisterà nell’assicurare ad ogni famiglia croata l’aiuto a ricostituire l’essenziale del focolare domestico: impegno questo sostenuto con gli oltre 200 milioni raccolti in diocesi e frutto anche di sottoscrizioni di famiglie, che, disposte ad un gemellaggio particolare con famiglie croate, inizieranno un’intensa corrispondenza epistolare. E qui si innesta il secondo aspetto qualificante del “Progetto Selo”, il quale avrebbe dovuto produrre vicinanza spirituale e morale alle persone e alle famiglie per offrire un sostegno nel momento traumatico, per “spronarle a guardare con fiducia costruttiva al futuro, per aiutarle nel cammino di pacificazione, necessaria, ma non subito evidente, e per scambiarci le reciproche ricchezze interiori. Il 20 giugno 1993 don Zefferino celebra la messa a Valpovo e in croato pronuncia la sua omelia nella quale riafferma tutta la vicinanza ai profughi della Barania. Da quel momento avrebbe dovuto partire una presenza continuativa di volontari in Croazia e, come minimo, un assiduo scambio di visite. Don Zefferino muore un mese dopo, il 22 luglio, improvvisamente, e molto si ridemensiona, ma almeno le visite, intrecciate, prendono il via fino all’ultima, quella del 10 agosto 2001, per festeggiare con la gente di Baranjsko Petrovo Selo san Lorenzo, patrono del paese, nel quale, ormai, sono cominciate a tornare le famiglie. Due fatti ci piace celebrare in questi giorni: il nono anniversario della morte di don Zefferino Caporali e il decimo anniversario del gemellaggio, o “Progetto Selo”, che alcuni di noi amerebbero potesse continuare nel tempo, anche se con forme e modalità diverse. Le diocesi di Castello e Gjacovo, con Petrovo Selo, sono state in comunione nel dolore, perché non possono continuare ad esserlo nella normalità della vita? Se siamo stati fratelli un momento, è possibile non esserlo sempre?

AUTORE: Z.O.V.